Bloccare, davvero

30 Novembre. Non è stata per nulla la solita sfilata per le vie del centro: alcune migliaia di studenti – medi e universitari –  hanno letteralmente scorrazzato in lungo e in largo per la città. Non il solito corteo, appunto, ma quattro o cinque grupponi con uno scopo solo e ben preciso: bloccare tutto. Da giorni lo si sapeva, che gli studenti volevano bloccare tutto, e ci sono più o meno riusciti. Qualche studente, apprendista politicante, aveva pensato bene di spifferare ai quattro venti il programma dei blocchi, forse per farsi bello agli occhi di giornalisti e polizia. E già la mattina sui giornali si poteva leggere quali avrebbero dovuto essere i punti bloccati durante la giornata. Ma per fortuna in parecchi hanno deciso di non rispettare il copione, e per un giorno hanno costretto vigili, vicequestori e uomini della digos a fare tutti lo stesso lavoro: dirigere il traffico.

I cortei hanno percorso strade forse mai battute dalle manifestazioni studentesche, attraversando quartieri come Porta Palazzo, San Salvario, Aurora, Barriera di Milano e Madonna di Campagna. Un bel gruppone, supportato dal coraggio e dalla forza di parecchi studenti medi, si è spinto fino a bloccare la Tangenziale, sfilando dall’ingresso di Corso Regina fino all’uscita di Venaria. Altri gruppi hanno occupato per ore i binari nelle stazioni di Porta Nuova e Porta Susa, provocando la cancellazione di diversi treni. La sera, stanchi dopo una mezza maratona di venti chilometri, tutti se ne sono tornati a casa o nelle università occupate, a guardare la telecronaca dell’approvazione del “Ddl Gelmini”.

E ancora, verso le undici di sera, alcune decine di studenti – più arrabbiati che abbattuti – sono usciti da Palazzo Nuovo per un ultimo corteo in giro per il centro. In mano un comunicato, da leggere dentro la Mole e dentro i cinema del Torino Film Festival, per annunciare che non è ancora finita, e in tasca un po’ di uova e qualche bomboletta, per coprire di scritte alcune banche incontrate lungo il percorso.