Bari Palese in ebollizione

Da ieri, i reclusi del Cie di Bari sono in agitazione. Compatti, un bel numero di loro (un’ottantina, ad occhio e croce) ha proclamato uno sciopero della fame. Protestano un po’ per tutto: per la lunghezza della detenzione, per le condizioni in cui vengono costretti, per l’arroganza e la violenza della polizia, per il cibo… «Ci trattano come dei cani», dicono, «come in una discarica di monnezza». Tra loro, alcuni hanno partecipato alle rivolte di Milano e ai trasferimenti che ne sono seguiti: tutti sono concordi nel dire che Bari è una specie di Cie punitivo, il peggiore incontrato nel loro viaggio forzato…

Ascolta la voce di due reclusi, trasmessa questo pomeriggio dalle frequenze di Radio Blackout:

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Aggiornamento 9 febbraio. È il terzo giorno e lo sciopero continua, compatto come ieri. Secondo alcuni, anzi, alcuni che fino a ieri erano titubanti si sono uniti a chi protesta. Vi riportiamo qui alcuni stralci dell’intervista con uno degli scioperanti registrata da Amisnet questa mattina: «Non abbiamo niente qui dentro. Ci hanno sequestrato tutto, anche le penne per scrivere. Non abbiamo neanche gli orologi. Vi prego, aiutateci, perché da qui nessuno ci ascolta. Siamo in circa 150 persone. Nessuno sa cosa ne sarà del suo futuro, qui siamo completamente isolati dal mondo. Ci son tre muri: uno di vetro, uno di ferro e uno di cemento. La libertà qua dentro non si vede neanche dalla finestra. Non sappiamo cosa accade fuori e nessuno ascolta le nostre richieste. Ci hanno tolto i cellulari con le telecamere, perché non vogliono che facciamo vedere in giro le immagini di questo posto. Qua ci sono anche persone con passaporto e permesso di soggiorno in regola, che vengono trattenute per accertamenti e passano mesi in questo schifo. È da impazzire». Per ascoltare altre testimonianze da dentro, o anche qualche chiacchierata che prova a fare il punto della situazione nei Cie italiani in queste settimane e che si interroga sul loro legame con le sommosse in Tunisia, potete dare una occhiata anche ai siti di Radio Onda Rossa, o di Radio Onda d’Urto.

Aggiornamento 10 febbraio. Al quarto giorno, lo sciopero della fame a Bari si è concluso. Non sappiamo se qualcuno continui ancora, sta il fatto che il grosso dei reclusi ha ceduto alle minacce della polizia: «chi non mangia lo arrestiamo». Molta impressione e rabbia, poi, ha seminato questa mattina la deportazione di alcuni prigionieri: sono stati prima picchiati, poi imbavagliati e immobilizzati con il nastro adesivo per essere poi portati all’aeroporto.