Una settimana di solidarietà a Parigi

La gestione dei movimenti della popolazione è una delle priorità degli Stati. Si tratta, in particolare, di selezionare al meglio la manodopera necessaria all’economia, in un contesto generale di degradazione delle condizioni di vita. Questa selezione impone il rafforzamento delle detenzione delle persone considerate indesiderabili, dei controlli alle frontiere e delle retate, dei visti dati col contagocce e dell’intensificazione della lotta contro quelle e quelli che, in una maniera o nell’altra, vanno contro la messa sotto controllo dei movimenti di popolazione. Da qualche anno, i servizi di polizia fanno un grosso lavoro di schedatura delle persone che lottano contro i centri di detenzione e le retate e contro il meccanismo delle espulsioni in generale.

I ministri dell’interno dell’Unione Europea moltiplicano gli incontri per intensificare la lotta contro quella che sarebbe, secondo loro, un’unica minaccia: “l’immigrazione clandestina e il terrorismo”. Nello stesso tempo, le lotte in solidarietà con i clandestini sono trasformate in “associazioni a delinquere” o “bande organizzate” o ancora altre categoria poliziesche come la “mouvance anarcho-autonome“, che farebbe incombere delle minacce di terrorismo. Queste minacce disegnano una figura di nemico, che esso sia “lo straniero” o “il nemico interno”, che viene agitata senza sosta.

 

A Parigi, nel giugno 2008, il centro di detenzione per clandestini di Vincennes brucia dopo diversi mesi di lotte (scioperi della fame, rivolte..). Nel gennaio 2010 ha luogo il processo contro i 10 clandestini accusati dell’incendio. Iniziative in loro solidarietà si moltiplicano contro le imprese che partecipano alle espulsioni: scritte sui muri, dibattiti, striscioni, manifestazioni, sabotaggi, occupazioni in molte città, dal dicembre 2009 al giugno 2010. Lo Stato cerca di rompere questa solidarietà procedendo, l’anno scorso, ad una quindicina di perquisizioni ed una decina di denunce.

 

Ancora prima, nel gennaio 2008, tre persone sono arrestate mentre vanno ad una manifestazione davanti al centro di Vincennes. Due sono  incarcerate per il possesso di fumogeni e di chiodi torti [a tre punte, NdT]. Dopo più di quattro mesi di detenzione preventiva, esse si sottraggono alla libertà vigilata, quell’arma giudiziaria che isola, rompe dai legami e mantiene la gente nel girone della giustizia. Nel dicembre scorso, una di esse è presa nel metrò ed imprigionata di nuovo, con l’accusa di “associazione a delinquere con finalità di terrorismo” [dobbiamo aggiungere che anche la seconda persona latitante è stata arrestata, purtroppo, martedì 8 febbraio 2011, NdT].

 

In queste ultime settimane diverse persone sono state arrestate per delle scritte sui muri in solidarietà  con le insurrezioni in Maghreb: “Algeria / Tunisia: insurrezione, Viva l’anarchia!”. Due fra loro, accusate di aver partecipato alle azioni di solidarietà con gli imputati di Vincennes, si trovano ancora in carcerazione preventiva.

 

 

Questa repressione specifica si inserisce in un contesto generale di controllo sociale rafforzato: occupazione poliziesca dei quartieri, videosorveglianza, schedatura, cooptazione degli scioperanti da parte dei prefetti, moltiplicazione delle leggi securitarie, incarcerazione e psichiatrizzazione crescente di frange intere della popolazione. Si iscrive anche in una degradazione delle condizioni di vita. In Spagna, in Grecia e in Francia, per esempio, larghi strati delle popolazione hanno sempre più difficoltà a sbarcare il lunario, è la stessa speranza di tenere la testa al di sopra delle onde che viene a incrinarsi.

 

A due passi da qui, la rivolta contro condizioni di vita insopportabili esplode: in Algeria continuano le sommosse; in Tunisia e, più di recente, in Egitto, ci sono stati sollevamenti massicci di cui non conosciamo ancora lo sbocco. Le fiamme di una tale rivolta sono contagiose!

 

 

 

A questo ci rispondono: la solo via di uscita di queste rivolte è l’instaurazione di una democrazia. Ma questa promessa non comprende la fine dello sfruttamento nell’industria mineraria, portuale o turistica. Si cambia di sistema di governo e tutto resta come prima. Poiché, senza Stato, come potrebbero durare lo sfruttamento ed il dominio?

 

 

Lanciamo una settimana di solidarietà per dibattere delle questioni qui abbozzate. Questa settimana vuole essere una risposta collettiva alla repressione che ci colpisce, un mezzo per uscire dall’isolamento nel quale lo Stato ci vuole rinchiudere. Invitiamo a scambiare punti di vista su questa repressione e le lotte che essa vorrebbe soffocare. Questa iniziativa è soltanto una delle espressioni di una risposta collettiva e continua alle nuove strategie repressive messe in campo dallo Stato e dal capitale. Vogliamo che questa [risposta, NdT] si espanda di più nella società, verso altre città e altri Paesi. In ognuno dei luoghi in cui si subisce costantemente l’oppressione. Affinché la repressione non si nasconda nella solitudine delle nostre vite separate.

 

 

 

 

PROGRAMMA :

 

 

Sabato 12 febbraio:

 

 

– ore 19, al 5-7-9 rue Capitaine Marchal, Concerto in solidarietà con i prigionieri della guerra sociale.

 

 

 

Domenica 13 febbraio:

 

 

– ore16, al 7 boulevard Boudron, Assemblea generale di apertura delle settimana di solidarietà e di lotte.

 

 

 

 

Domenica 20 febbraio:

 

– ore 21, al 7 boulevard Boudron, Concerto in solidarietà con i prigionieri della guerra sociale.

 

 

 

Lunedì 21 febbraio:

 

 

– ore 19, luogo da definire... Discussione sulle rivolte in Africa del Nord: democrazia o rivoluzione?

 

 

 

 

Martedì 22 febbraio:

 

– ore 19, luogo da definire…, Discussione sulla repressione.

 

 

 

Mercoledì 23 febbraio:

 

 

– ore 15, fermata Belleville della metro, Banchetto informativo.

 

 

– ore 19, rue Sainthe Marthe, Rosticceria in sostegno al giornale “Lucioles” ed ai prigionieri della lotta contro il meccanismo delle espulsioni.

 

 

 

Venerdì 25 febbraio:

 

 

– ore 18, al 7 boulevard Boudron, Serata su migrazione e sfruttamento. Proiezione del film “Rosarno, il tempo delle arance”, seguito da una discussione. Cena di sostegno ai prigionieri.

 

 

 

Sabato 26 febbraio:

 

 

– ore 16, luogo da definire… Discussione. Dalle retate alle espulsioni: come lottare contro il meccanismo delle espulsioni?

 

 

 

Domenica 27 febbraio:

 

 

– ore 16, al 5-7-9 rue Capitaine Marchal, Assemblea generale di chiusura della settimana di solidarietà e di lotte.

 

 

 

 

 

 

Per contatti: semainedesolidarite@gmail.com

Scarica da qua il pieghevole originale che presenta l’iniziativa.