La scala
Come vi avevamo già accennato ieri, il 28 di febbraio ci sarà il processo contro i tre ragazzi tunisini arrestati venerdì scorso mentre tentavano di fuggire da Restinco. I tre sono in carcere e stanno facendo lo sciopero della fame, dopo che lunedì il giudice ha convalidato il loro arresto e l’avvocato d’ufficio ha chiesto un po’ di tempo per studiarsi “le carte”. Grazie ad un colpo di fortuna qualcuna di queste carte ce la siamo potuta studiare pure noi, a più di mille chilometri di distanza. Ve ne segnaliamo un breve brano, che ci sembra significativo. Il «nominato M. […] nel corso di un tentativo di fuga avvenuto alle ore 09.52 odierne, salito sulla sommità di un’impalcatura afferra la predetta scala metallica, brandendola con entrambe le mani, alzandola sopra la testa, minacciando di lanciarla contro i militari che si erano portati sotto l’impalcatura, – infatti uno dei militi si allontana proprio per evitare di essere colpito dal lancio della scala -. Tale ospite con tale gesto riusciva a far guadagnare la fuga di alcuni di coloro che erano con lui, ma quest’ultimo però veniva bloccato mentre tentava di raggiungere la reta metallica.»
Nonostante la prosa un po’ zoppicante del Commissario Palumbo, il responsabile del Cie che ha redatto il verbale, quello che ne viene fuori è che M. si sarebbe attardato per coprire la fuga dei suoi compagni e sarebbe stato bastonato e poi arrestato proprio per questo.
Almeno per stasera vi risparmiamo ogni riflessione sulla tensione di lotta che trasforma l’amore per la propria libertà in un fatto finalmente collettivo. Ci teniamo a farvi notare, invece, un dettaglio molto più basso. Proprio oggi, a pochi chilometri dal carcere dove M. e i suoi compagni stanno facendo lo sciopero della fame, un certo Senatore del centro-sinistra ha avuto la pensata di raggruppare alcuni rappresentanti della Polizia della zona per dare loro qualche amichevole pacca sulle spalle, visto anche il disagio che vivono i poliziotti da quando a Restinco le rivolte sono diventate un fatto quotidiano.
Da una parte chi è costretto a lottare per la libertà ed è disposto a sacrificar la propria per liberare gli altri. Dall’altra chi per mestiere, nel chiuso dei Palazzi o nei cortili dei Centri, la quella libertà la combatte e la rinchiude in gabbia. In mezzo, una scala.
Aggiornamento 28 febbraio. Si è tenuto, questa mattina, il processo contro M. e i suoi compagni. Nonostante le accuse contro di lui fossero molto lievi (oltre l’episodio della scala che vi abbiamo potuto raccontare in anticipo qua sopra, abbiamo saputo che M. è accusato pure di aver dato uno spintone ad un agente), M. è stato condannato ad 1 anno e 1 mese di reclusione e rimarrà in carcere. I suoi compagni, invece, sono stati condannati uno a quattro e l’altro a sei mesi, la pena è sospesa e quindi verranno “liberati” – vale a dire molto probabilmente ritorneranno nel Cie di Restinco. La grande sproporzione delle pene tra i tre è dovuta al fatto che M. ha già accumulato precedenti in passato, mentre gli altri due erano ancora incensurati. Intanto, è giunta pure la notizia che i ragazzi arrestati a Bari ad inizio settimana sono stati riportati dentro alle gabbie del Centro.