Benvenuti a Torino
Questa mattina, dal treno arrivato a Porta Nuova da Lecce sono scesi una ventina di tunisini, probabilmente allontanatisi ieri dal Campo di Manduria, in provincia di Brindisi. Ventitrè, per l’esattezza, tutti con in tasca qualche soldo e il biglietto del treno per proseguire il viaggio verso la Francia. Ovviamente la polizia li aspettava al binario e si è messa di traverso: viaggio interrotto, tutti in Questura.
Nove ore passate tra fotosegnalazioni e impronte digitali; i biglietti per la Francia sequestrati; qualche bassezza poliziesca («Siete voluti venire venire in Italia!, ecco cosa vi aspetta!» ha urlato un agente, mostrando loro i genitali); poi il gruppo viene diviso: due vengono trattenuti e gli altri sbattuti fuori, ad arrangiarsi sotto la pioggia. Proseguire il viaggio non possono e rimangono impigliati in città ad aspettare il momento buono.
Ignoriamo al momento se i due trattenuti siano finiti al Cie oppure in carcere: sta il fatto che oggi al Centro sono arrivati cinque tunisini, non sappiamo se intercettati a Torino o a Ventimiglia. Nonostante l’infittirsi dei rimpatri, alcuni reclusi dell’area verde sono ancora tenuti all’adiaccio, con un chiaro intento punitivo e per tenere i posti che si sono liberati pronti per accogliere questi nuovi arrivati.
(Passata per ora – a forza di durezze detentive, psicofarmaci e rimpatri coatti – l’ondata di proteste collettive, in Corso Brunelleschi ritornano in primo piano le proteste individuali, spesso condite di autolesionismo. Nella solo area rossa, oggi, un recluso è finito all’ospedale con dei tagli profondi alla mano ed un altro è stato liberato dopo essersi ingoiato cinque pile.)