Idranti e lacrimogeni a Torino
Una serata di protesta – e di repressione – dentro al Cie di Torino. A quanto sembra tutto sarebbe nato nell’area gialla dopo il pestaggio da parte della polizia di un recluso ammalato, considerato troppo insistente nel richiedere di essere curato. La protesta si è estesa a tutte le aree del Centro, esclusa quella delle donne, ed è stata affrontata dagli agenti a suon di idranti e lacrimogeni, senza neanche entrare nei gabbioni. Non si ha notizia, per adesso, di feriti, fuorché il ragazzo pestato inizialmente. A presto aggiornamenti.
Aggiornamento – sabato 3 dicembre. Trapelano le prime conferme di quanto avvenuto la notte scorsa. Si parla di quattro o cinque ore di scontri, tre poliziotti feriti, due moduli abitativi resi inagibili dai danneggiamenti e per ora nessun arresto.
Torino, 3 dicembre
«Notte di tensione al Cie di Torino
Numerose le pattuglie della Polizia e dei Carabinieri e i rinforzi di personale inquadrato, intervenute sul posto. Danneggiate alcune strutture e feriti lievemente tre uomini delle Forze dell’Ordine
Oltre quattro ore di proteste e agitazioni questa notte al Centro di identificazione ed espulsione di Torino. Le tensioni sono iniziate ieri sera intorno alle 10,30: urla e scompiglio che sono culminati con il danneggiamento dei bagni di due moduli abitativi della struttura. Numerose le pattuglie della Polizia e dei Carabinieri, nonche’ rinforzi di personale inquadrato, intervenute sul posto.
Durante le tensioni sono stati lievemente feriti tre uomini delle forze dell’ordine: un Carabiniere colpito alla testa da una pietra, un operatore di Polizia della Questura raggiunto al polso da un sasso e un operatore del Reparto Mobile di Torino che ha riportato una contusione costale e una distorsione rachide-cervicale. La protesta e’ terminata intorno alle 3.00. Al termine le strutture sono state messe in sicurezza e i due moduli abitativi danneggiati sono stati dichiarati inagibili.»
Torino, 3 dicembre
«Torino, tensione nella notte al Cie. Tre contusi tra le forze dell’Ordine
Due unità abitative distrutte. All’origine dei disordini forse un tentativo di fuga di massa
Notte di rivolta al Cie di corso Brunelleschi. Circa un centinaio di reclusi ha incenato una protesta forse con lo scopo di un’evasione di massa, conclusasi con gravi danni a due unità abitative e al ferimento di tre agenti delle forze dell’Ordine.
Un carabiniere, colpito al capo da una pietra, è stato trasportato in ospedale dove è stato giudicato guaribile in sette giorni; un operatore di Polizia della Questura ha riportato lesioni guaribili in cinque giorni e, infine, un operatore del Reparto Mobile ha subito una contusione costale e una distorsione rachide-cervicale con 10 giorni di prognosi.
Si sta studiando un piano per dare una nuova sistemazione alle ottanta persone che alloggiavano nei settori dell’edificio andati distrutti. Sono in corso le indagini per identificare gli autori dei danneggiamenti.»
La Stampa online – articolo rimosso
Torino, 4 dicembre
«Torino, tensione nella notte al Cie. Tre contusi tra le forze dell’Ordine
Due unità abitative distrutte. All’origine dei disordini forse un tentativo di fuga di massa
Due agenti e un carabiniere feriti, quest’ultimo colpito alla testa da una pietra. Due moduli del Cie di corso Brunelleschi incendiati, semi-distrutti e ora inagibili. E’ il bilancio di cinque ore di rivolta (la quarta in tre mesi) avvenuta all’interno del centro, da parte di un gruppo di reclusi d’origine tunisina. Il presidio inter-forze è stato costretto a isolare il Cie per bloccare il piano dei rivoltosi, decisi ad aprirsi un varco nelle reti e poi fuggire.
Recentemente, una decina di persone erano riuscite ad evadere, questa volta il piano è fallito dopo un lungo e violento scontro. Da marzo a oggi, l’undicesimo tentativo di rivolta, quasi sempre coordinati dall’esterno dai gruppi che si definiscono «anti-razzisti» e che fanno parte dell’area anarco-insurrezionalista. Gli stessi che, da due giorni, stanno occupando una palazzina di Porta Palazzo con l’aiuto di una ventina di nordafricani. L’allarme è partito alle 22,30 dall’area gialla.
Un tunisino ha chiesto l’intervento dei militi della Croce Rossa poiché vittima di un malore; l’uomo è stato subito soccorso ma i medici dell’infermeria lo hanno rispedito indietro. Le sue condizioni, infatti, non erano state ritenute così gravi da disporre il trasferimento in ospedale; proprio mentre l’uomo stava varcando i cancelli per rientrare nella sezione, è esplosa la rivolta. Contro poliziotti, carabinieri, finanzieri e soldati hanno iniziato a piovere pietre, bastoni ricavati dalla distruzione dei mobili e degli infissi delle unità abitative recentemente ricostruite dopo gli incendi dolosi provocati da nuclei di tunisini, arrivati a Lampedusa nei mesi scorsi a bordo di decine e decine di barconi. Un carabiniere è stato colpito alla testa da una pietra, un poliziotto a un polso. Gli antagonisti (ma l’altra notte non erano stati segnalati presidi esterni) denunciano l’uso di «lacrimogeni e idranti» ma la questura smentisce.
Anche perché il sistema di sicurezza del Centro non ha in dotazione idranti anti-sommossa. Sono stati incendiati materassi e coperte. Una densa colonna di fumo è salita verso le case che circondano il centro. Sono state accese le torri-faro e circondati cancelli e recinzioni. Decine di tunisini hanno tentato invano di raggiungere le vie di fuga già utilizzate in passate ma sono stati tenuti lontano. Dall’interno, le voci della protesta: «Siamo bloccati qui in Italia da mesi per le lungaggini burocratiche. A questo punto ci rimandino indietro nel nostro Paese, non ne possiamo più di stare in queste carceri, senza aver commesso alcun reato, niente di niente», dice uno dei tunisini. Poche ore prima della rivolta, il Cie era stato visitato da una delegazione di «Medici senza frontiere».