Guai a chi lotta?
Giovedì 26 gennaio compagni di mezza Italia vengono svegliati all’alba dalla polizia per una vasta operazione contro chi si è battuto in Valsusa quest’estate, in particolare nelle giornate del 27 giugno e del 3 luglio 2011. Una cinquantina di perquisizioni in abitazioni private, centri sociali e case occupate; venticinque custodie cautelari in carcere, quindici obblighi di dimora, un arresto domiciliare e un divieto di dimora nella provincia di Torino. Due di questi mandati sono spiccati contro compagni già agli arresti per altri motivi, uno contro un compagno in stampelle accusato di aver ferito 4 poliziotti, uno contro una compagna incinta: alla procura di Torino – e soprattutto al suo decrepito parruccone capo Giancarlo Caselli – piace evidedentemente “vincere facile“. O meglio: gli piacerebbe, visto che il tentativo di intimidire la lotta in Valsusa, e con lei tutte le lotte che stanno attraversando il paese in questo periodo, ha provocato reazioni di solidarietà in tutta Italia. Solo in Piemonte, per essere brevi, un corteo di 500 persone ha bloccato per due ore via Po a Torino; e in valle, a Bussoleno, 8000 persone hanno sfilato in serata per esprimere solidarietà agli arrestati.