L’assedio di Borgo Dora

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Sono le sette meno venti quando hanno inizio le operazioni. A Borgo Dora arrivano le camionette una dopo l’altra e si dispongono ad occupare le strade. Sono colme di poliziotti e carabinieri, almeno un’ottantina, già pronti con gli scudi e i manganelli, e poi ci sono gli agenti in borghese del Commissariato delle Porte Palatine, gli ispettori della polizia politica, i Vigili urbani a bloccare il traffico e i pompieri con l’autoscala. Cingono d’assedio il lato Sud del quartiere, bloccando via Mameli proprio dove si incontra con la piazza del mercato, via Borgo Dora all’altezza della vecchia trattoria sulla salita che porta in Corso Giulio, e poi via Lanino e poi di nuovo via Mameli giusto prima della scuola materna. Nessuno può più passare, neanche a piedi, neanche se spergiura di abitare nella zona sotto attacco: gli unici che dopo qualche insistenza hanno libero transito sono alcuni macellai della Tettoia che hanno i magazzini in quei cortili.

L’obiettivo di tanti muscoli esibiti alla luce del primo mattino è una famiglia del quartiere come ce ne sono tante: papà, mamma e una bamina di sette anni che frequenta le elementari proprio qua dietro.  Hanno la colpa, i tre, di essersi incaponiti nel resistere allo sfratto dal loro piccolissimo appartamento nel cuore di Borgo Dora. Picchetto dopo picchetto, tra le promesse sempre disattese dei Servizi sociali e i rinvii strappati a forza di determinazione, accompagnati da tantissimi amici complici e solidali, il tempo è passato veloce: è un anno e tre mesi che si resiste, tutti assieme. Questa volta però la Questura decide di ristabilire l’ordine e si muove in grande, grazie anche alla grande disponibilità di mezzi data dal rallentare delle mobilitazioni in Valsusa. I padroni di casa – che di appartamenti ne hanno altri, e palazzine, e licenze al mercato – possono finalmente tirare un sospiro di sollievo: sono anni che fremono per non perdere l’affare della riqualificazione di Borgo Dora e i tre sono l’ultimo ostacolo da superare.

Ascolta la prima diretta della mattina, effettuata da Radio Blackout qualche minuto prima delle otto con uno dei solidali accorsi in quartiere…

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…e quella con un compagno dal ballatoio dell’appartamento:

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Nel giro di mezz’ora la rete dei solidali si attiva, ed in piazza accorrono una cinquantina di persone – tra compagni, amici ed altri sfrattati italiani e stranieri – che cominciano a percorrere il mercato col megafono e bloccano il traffico a singhiozzo. Il ballatoio della casa è diviso da una grata: da una parte la famiglia e i solidali pronti a barricarsi dentro l’appartamento, dall’altra l’Ufficiale giudiziario, l’assistente sociale e i poliziotti. Il capo del Commissariato, Gian Maria Sertorio, insiste per sfondare senza tante chiacchiere ma la situazione rimane bloccata ancora per un po’, mentre i Vigili del Fuoco montano un enorme materassone in strada e occupano un balcone al piano di sotto.

Poco dopo le nove il fabbro e la polizia cominciano a sfondare la porta che dà sulle scale…

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corteo sfratti…mentre il presidio fuori si ingrossa, urla, e segue gli avvenimenti da dietro il cordone della polizia, ad una cinquantina di metri di distanza. Da una casa cala uno striscione di solidarietà e poco dopo una giovane mamma brasiliana – sfrattata da poco e ora costretta a farsi ospitare da amici – monta una tenda in mezzo alla strada e si mette a scrivere frasi di protesta sull’asfalto. Quando dentro casa oramai la polizia ha sfondato e sta identificando gli occupanti, un piccolo corteo comincia a percorrere la piazza: al megafono, ad arringare i passanti e a lanciare slogan, altri sfrattati della zona che in questi mesi stanno resistendo.

Dopo le 11 è tutto finito. La gente barricata in casa viene rilasciata senza conseguenze, la serratura è sostituita e le camionette si ritirano velocemente. I funzionari di polizia sanno benissimo che più a lungo si protrae l’assedio, più passanti possono cogliere in un solo colpo d’occhio da quale lato della barricata sociale è schierata la polizia. Ancora qualche giro e i partecipanti al corteo si sciolgono. Qualcuno rimane in strada a chiacchierare: nei suoi giri il corteo ha incrociato altra gente sotto sfratto e ci sono nuove resistenze da organizzare.