Udienza a Milano

«Il 19 giugno si è tenuta la terza udienza a Milano nei confronti degli 8 tunisini accusati di devastazione e saccheggio in seguito alla rivolta del 15 gennaio avvenuta al Cie di Via Corelli. Sono stati ascoltati i testi dell’accusa, ossia l’Ufficiale di polizia giudiziaria che ha emesso il verbale d’arresto nei confronti di tutta la sezione (26persone), il quale afferma che le perquisizioni avvengono periodicamente per trovare telefoni, vietati dal 2010, e altri oggetti contundenti fabbricati dal personale del servizio d’ordine, lapsus freudiano, correggendosi subito dicendo che sono costruiti dagli “occupanti” del centro. Direi che questo ufficiale è al quanto confuso! Gli altri due testi, facenti parte del servizio del commissariato di Lambrate, affermano di agire con il “buon senso” e di intervenire per tenere sotto controllo e calma la situazione. Un agente del servizio d’ordine afferma di riconoscere le persone che hanno incendiato i materassi dalla visione della registrazione delle telecamere, ma il giudice interviene chiedendo se ne è proprio sicuro, in quanto dal video si vede solo del gran fumo ed alcune persone che escono all’aria, con le proprie cose, per non intossicarsi. I materassi sono stati incendiati nelle camere, dove non ci sono telecamere. In risposta l’agente farfuglia e ritira la deposizione dicendo di vedere solo persone che scappano all’aria, ma non sono distinguibili. La difesa puntualizza il fatto che non ci siano mandati di perquisizione e nemmeno verbali di sequestro oggetti, ma tutto avviene senza nessuna regolamentazione, tutto guidato dal reprimere ogni disturbo, tanto tutto è nascosto dalle mura di massima sicurezza. Altra puntualizzazione della difesa la mancanza di interpreti all’interno del cie, visto che la maggioranza dei reclusi non comprende la lingua italiana, come è evidente ai processati: su 8 solo una persona conosce l’italiano. Tra gli imputati c’è rabbia e fanno presente che l’interprete non sta affatto traducendo quello che viene verbalizzato, sono presenti ma non comprendono nulla, così aiutati da un altro traduttore, facente parte dell’Associazione migranti tunisini, si risolve la questione. Riferito le deposizioni alcuni lamentano i violenti pestaggi subiti dagli agenti del servizio d’ordine, il giudice li blocca subito intimando che avranno modo di rilasciare le loro dichiarazioni quando sarà il loro turno. Ultimo teste ascoltato è stato un ingegnere dei Vigili del fuoco, deposizione importante e fondamentale, in quanto ha smontato l’accusa di devastazione e saccheggio. Egli afferma che dall’ispezione non risultano danneggiamenti strutturali, inoltre all’interno della struttura c’è mancanza di suppellettili, i danni risultavano solo ai materassi e all’impianto luci, dovuti ad un incendio doloso che è stato domato in 10 minuti. In aula c’era presente una rete televisiva tunisina Aljanoubia Tunisia Med, facente parte dell’Associazione migranti tunisini, ed uno di loro si è offerto da interprete, con il consenso del giudice, visto che il traduttore della commissione giudiziaria non traduceva nulla.
Alla fine dell’udienza è stato gridato Horria! Horria!
La prossima udienza sarà il 25 giugno dalle h.11.00 alle 16.00, terzo piano aula 1bis, dove verranno sentiti altri testi dell’accusa ed altri della difesa. Saremo presenti in solidarietà ai rivoltosi, fuoco alle frontiere e ad ogni tipo di detenzione!»

(Riceviamo e pubblichiamo)