Sfratti eseguiti, sfratti respinti
Una giornata di sfratti, quella di oggi. Di sfratti eseguiti – a dimostrazione che la tattica del “terzo martedì del mese” non è stata messa ancora in soffitta dai questurini e dagli assessori competenti. E di sfratti respinti – a dimostrazione che la resistenza, quando è compatta e determinata, funziona.
Cominciamo con ordine. I picchetti previsti per oggi – annunciati pubblicamente o sussurrati nelle reti della resistenza – erano undici: cinque in zona Porta Palazzo-Barriera di Milano, tre in zona San Paolo, tre tra Vallette, San Salvario e via Orvieto. All’alba la Digos fa il giro dei quartieri, e decide velocemente dove attaccare: intanto alle Vallette, dove il picchetto annunciato non si è ancora materializzato, quindi in un appartamento di Borgo Vittoria, dove l’occupante aveva smesso di resistere già un mese fa. Camionette, agenti in borghese, strade chiuse, gente buttata giù dal letto: la Questura, così, riesce a sbattere in strada sei persone senza incontrare alcun ostacolo.
Poi la polizia attacca in corso Racconigi, sgomberando l’alloggio ATC occupato un mese fa in seguito allo sfratto di via Gaglianico. Un centinaio di agenti in tenuta antisommossa e una decina in borghese, per sgomberare una intera famiglia che dormiva senza sospettare neanche di essere finita nel mirino dei questurini. È una mossa a sorpresa, ma questa volta la reazione non si fa attendere: dai tre picchetti di zona San Paolo i solidali si spostano e bloccano il traffico in tutta la zona tra corso Racconigi, via Frejus e corso Vittorio con barricate di cassonetti e masserizie. C’è pure qualche fronteggiamento tra le truppe e i manifestanti, ma ai picchetti la polizia non prova neanche ad avvicinarsi.
Solo a questo punto, polizia e carabinieri si dirigono verso un picchetto. È quello di San Salvario, dove i solidali sono troppo pochi per resistere ad una carica; un po’ di gente, però, si barrica nella casa e solo i pompieri, armati di flessibile, riusciranno ad aprire la porta all’ufficiale giudiziario e a rendere possibile lo sfratto.
Le ultime visite, le camionette le riservano alla Barriera di Milano. Anche qui, come in San Paolo, non osano avvicinarsi ai picchetti, che son tutti ben nutriti. Si sfogano però in via Feletto, che in autunno era un po’ l’ombelico della resistenza in quartiere. Eseguono però uno sfratto a vuoto: dietro alla porta che sfondano non ci vive più nessuno, giacché gli abitanti di quell’appartamento hanno occupato già mesi fa una delle tante case abbandonate della zona. Poi le camionette si precipitano in via Verres: questa volta lo sfratto è vero, ma di una famiglia che aveva deciso di non opporre resistenza. Intanto alcuni picchetti si sciolgono perché è passato l’ufficiale con una proroga; altri rimangono in attesa tutta la mattina. Ad ora di pranzo, i partecipanti ai picchetti di Porta Palazzo e della Barriera si riuniscono e danno vita ad un breve corteo, in solidarietà con gli sgomberati di San Paolo e gli sfrattati di San Salvario e per ribadire come la resistenza in quartiere sia ancora riuscita a respingere gli attacchi questurini.
Dopo nove mesi di “terzi martedì del mese”, questa è stata la giornata in cui la Questura probabilmente si è impegnata maggiormente a restituire più alloggi possibile ai padroni di casa evitando però scontri frontali con i resistenti che soprattutto in Barriera, Porta Palazzo e San Paolo sono forti e bene organizzati. E che, soprattutto, son seduti su di una polveriera che costringe i questurini a misurare con attenzione ogni passo.