Ricominciamo da qui (una nuova occupazione)
C’è una nuova occupazione a Torino, da questa mattina, proprio in fondo a via Cuneo quasi sulle sponde della Dora. Cinque famiglie e i solidali dell’assemblea contro gli sfratti di Porta Palazzo, tra di loro i due recenti sfrattati “a sorpresa” di Borgo Vittoria e di Barriera. La nuova casa è un bell’edificio, già svuotato da qualche anno dal palazzinaro di turno e in attesa di riqualificazione: un buon posto per dire ai padroni della città che la lotta contro gli sfratti e per la casa è viva e vegeta e che nessuno si è fatto intimorire dagli sgomberi dell’ultimo mese. Ascolta una diretta andata in onda sulle onde di Radio Blackout:
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La mattinata passa veloce tra i primi lavori e le chiacchiere con i nuovi vicini di casa; nel pomeriggio, invece, gli occupanti e i loro compagni di lotta improvvisano un piccolo corteo su via Cecchi e via Cigna, giù fino a via del Fortino dove, nel chiuso dell’Hotel Pacific, si sta tenendo in questi giorni il Congresso della Cgil. Per oggi è annunciata la presenza di Elide Tisi, vicesindaco di Torino con delega alle politiche abitative.
I manifestanti entrano veloci nella struttura, decisi a chiederle conto della linea dura del Municipio contro resistenza agli sfratti e occupazioni, ma mentre la Tisi se ne resta nascosta in una sala in fondo al grosso androne dell’albergo i delegati del Congresso interrompono i lavori e si precipitano in massa verso i contestori. Sono dieci minuti di slogan, casseruole sbattute e baccano infernale. È noto come i militanti cigiellini, di vecchia scuola stalinista, non gradiscano critiche e contestazioni; i più sono furibondi, altri invece tentano di ascoltare cos’han da dire gli sfrattati, altri ancora li invitano sul palco e altri litigano tra di loro. È il caos, proprio di fronte ai flash di un gruppetto di fotografi giapponesi capitati lì chissà da dove.
Ancora un discorso al megafono e quando i contestatori cominciano a sciamare verso il portone d’uscita succede il patatràc. Nella confusione delle discussioni, qualcuno si sfoga con una bandiera confederale: ne nasce un parapiglia con il servizio d’ordine sindacale che non si fa problemi a spintonare sfrattati e compagni fino a quando tutti i contestatori non son fuori dalla struttura a proseguire il corteo e i sindacalisti possono finalmente… chiudersi furibondi dentro l’albergo e continuare in pace a tubare con il proprio amato vicesindaco.
Qui di seguito il volantino distribuito durante la mattinata.
«Ricominciamo da qui: dall’occupare una casa, renderla di nuovo vivibile dopo un lungo abbandono ed abitarla insieme. Eravamo presi dalla continua guerra per mantenere un tetto sopra la testa, una guerra continua contro l’affitto, il mutuo e il ricatto di trovare un salario, di trovare i soldi per tirare avanti. Ci siamo organizzati per resistere all’incombenza dello sfratto, per fronteggiare spalla a spalla le minacce del padrone, dell’ufficiale giudiziario e della polizia. Le case ce le siamo tenute per mesi interminabili: abbiamo barricato le nostre porte, condiviso lunghe mattinate di picchetti per avere un’altra proroga, tra una tazza di the, mille sigarette e altrettante chiacchiere, ci siamo conosciuti meglio in un’assemblea o bloccando una strada con file di cassonetti per ostacolare l’arrivo della polizia. Chi comanda questa città, proprietari, politici e questurini, le hanno tentate tutte per metterci in scacco, ma hanno trovato tante volte la forza di rapporti allacciati con testardaggine e affinati lottando, sbattendo la testa contro un muro di determinazione imprevista. Hanno provato a concentrare gli sfratti di un intero mese durante un’ unica giornata e hanno incontrato ancora più solidali, ancora più picchetti e barricate a sbarrargli il cammino. Hanno morso la polvere e noi abbiamo riso.
Da qualche tempo, per riuscire a eseguire gli sfratti, hanno smesso addirittura di dare le proroghe. Appena intuiscono una qualche resistenza organizzata, intimoriti dalla brutta esperienza, sospendono tutta la procedura normale per ripresentarsi senza preavviso un mattino, accompagnati da camionette e blindati, a cacciare gli inquilini morosi.
Non importa che gli inquilini in questione siano, come accaduto di recente in quartiere, una giovane coppia con un bambino, non importa che ci siano degli anziani, perché le loro rendite, il loro denaro e la loro maledetta proprietà devono fruttare. Se questo avviene a discapito dei nostri bisogni, del nostro benessere e dei nostri desideri… beh, peggio per noi!
E noi cosa vogliamo fare? Siamo tanti in queste strade a non sopportare più le condizioni di vita a cui ci costringono, a non voler più scegliere tra il mangiare e una casa in cui vivere, ad essere stanchi e arrabbiati. Incontrarsi è il primo passo, organizzarci affrontare i comuni problemi il seguito. Possiamo prenderci quello che vogliamo, possiamo costruire insieme una vita dignitosa. Possiamo difenderci l’uno con l’altro e diventare più forti. Noi ricominciamo da questa casa, la restituiamo alla vita e ci prepariamo a difenderla. Se volete passare a trovarci, siamo in via Cuneo 45.
Quando ci vedrete, per strada e sopra un tetto, a contenderci lo spazio con truppe di uomini in divisa, saprete per cosa ci stiamo battendo e speriamo che saprete da che parte stare.»
La nuova casa occupata è in via Cuneo 45, proprio all’angolo con via Cecchi.