Promesse mantenute, nonostante tutto
15 aprile. Come promesso alcuni giorni fa, un gruppo di solidali torna nel pratone dietro al carcere delle Vallette per salutare i reclusi. La polizia politica, che dalle cinque di mattina segue i picchetti contro gli sfratti e gli spostamenti di chi vi partecipa, è già lì a tentare di sbarrare la via. I compagni passano sotto il naso dei digossini che chiamano nervosi la celere, che tarda ad arrivare. In volata inizia il saluto, subito da dentro i detenuti si fanno sentire con grida e battiture. Finalmente arriva il blindato che non può far altro che fomentare i detenuti; aumenta il rumore e partono gli insulti. Il saluto prosegue, con cori che rimbalzano tra dentro e fuori. Solo alla fine la Digos cerca di rimediare alla brutta figura e ferma i solidali con tre blindati, che stazionavano da tutto il pomeriggio tra Porta Palazzo e Barriera di Milano. Identificano i presenti, frugano nelle tasche e nelle borse, ma trovano solo temibili trombette. Dopo oltre un’ora e mezza, qualche notifica fatta, un paio di inviti a presentarsi in questura, i fermati vengono rilasciati e ritornano alle macchine.