Sul libro paga
Per poter funzionare ed essere un tassello così importante della macchina delle espulsioni, un Cie come quello di Corso Brunelleschi necessità di una svariata gamma di servizi e attività, oltre a quelle svolte da militari, forze dell’ordine e personale della Croce Rossa. Sono quindi numerose le aziende che in maniera diversa concorrono alla reclusione degli immigrati senza documenti e che da essa traggono un profitto.
Naturalmente, una parte consistente del lavoro che si svolge all’interno del Centro è di tipo strettamente burocratico: comunicazioni con uffici dell’Anagrafe, questure, commissariati, consolati, ambasciate etc., sia per tentare di dare un nome a coloro che sono rinchiusi, che per organizzare poi la loro espulsione. La guerra all’immigrazione clandestina ha dunque, molto banalmente, non solo bisogno di manganelli e lacrimogeni ma anche di un piccolo esercito d’impiegati, armati di fotocopiatrici, fax, telefoni e di una buona connessione internet.
Spostandoci dagli uffici dei carcerieri alle aree dove si trovano i reclusi, uno dei pochi oggetti presenti, caratteristico di un po’ tutti i luoghi di prigionia, è il televisore, cui è affidato il delicato compito di ingannare chi è rinchiuso circa il lento trascorrere del tempo.
Applicando il semplice principio secondo il quale meno oggetti i reclusi hanno a disposizione, meno ne possono usare quando si rivoltano, l’arredamento dei casermoni è a dir poco minimal. Tra i pochi oggetti presenti, oltre ai televisori e a degli armadi e letti di ferro attaccati alle pareti, ci sono i materassi e le coperte, che si rivelano, per la loro infiammabilità, molto utili durante le rivolte. A giudicare poi dai tanti incendi appiccati negli ultimi mesi non dev’essere servito a granchè lo sforzo delle autorità di acquistarne di ignifughi.
Pochi tavoli e qualche sgabello, rigorosamente di metallo, sono poi presenti in sala mensa.
Uscendo dai casermoni, fondamentale per la gestione del Centro è la possibilità che le forze dell’ordine monitorino costantemente l’intero perimetro alla ricerca di qualsiasi movimento sospetto e possano in ogni momento comunicare tra loro via radio. Oltre naturalmente agli impianti d’illuminazione e videosorveglianza, è molto importante che nel Cie sia quindi presente un gruppo elettrogeno pronto a mettersi in funzione in caso di improvvisi blackout.
Pur non essendo strettamente legate alle attività di sorveglianza, non meno importanti per il buon funzionamento del Centro sono tutta un’altra serie di lavori di manutenzione più generici che riguardano gli impianti idraulici, termici o anche gli ascensori. Del resto, l’opera di distruzione condotta dai reclusi durante le rivolte non si concentra certo solo sulle recinzioni o sulle telecamere, ma sull’intera struttura. Se l’obiettivo dei rivoltosi è dunque quello di rendere completamente inutilizzabile il Cie, come definire, se non complice della loro reclusione, chi svolge i vari lavori di manutenzione?
Un ruolo particolare è svolto dalle compagnie d’assicurazioni la cui importanza, viste le costanti rivolte e i tanti incendi degli ultimi anni, è certamente aumentata, almeno quanto è aumentato l’importo delle polizze stipulate con la Prefettura.
L’ultima occasione di profitto garantita dal Cie è l’attività con cui molto spesso, purtroppo, si conclude la reclusione di chi è senza documenti, l’espulsione.
Qui potete leggere l’elenco completo delle ditte che consentono al Cie di Corso Brunelleschi di funzionare.