Le carte e le lotte. Ancora sugli arresti di questa mattina
A qualche ora di distanza siamo in grado di dirvi qualche cosa di più dettagliato intorno agli arresti di questa mattina. I dati, i nomi e le accuse, intanto: la polizia è riuscita ad arrestare Erika, Paolo, Toshi e Luigi mentre Marco, fortunatamente, è uccel di bosco. Qualcuno è stato preso a casa propria, qualcun altro – pedinato, evidentemente, dagli scorsi giorni – a casa di amici. La polizia ha fatto irruzione anche nella casa occupata di via Lanino a cercare chi mancava e a notificare il divieto di dimora a un suo coimputato. Non sappiamo ancora se saranno portati alle Vallette o, come è già successo in passato in casi analoghi, in altre carceri più lontane: ve lo comunicheremo appena possibile. I divieti di dimora, cinque in tutto, sono da Torino e provincia. L’episodio che viene contestato ai compagni ve l’abbiamo già raccontato al tempo qui su Macerie: i fatti di quella sera sono stati riassunti dall’accusa nei capi di imputazione di resistenza a pubblico ufficiale, interruzione di pubblico servizio e violenza privata, con tutte le aggravanti del caso (il numero di persone intervenute, e il fatto che qualcuno degli intervenuti fosse “travisato”). Loretta Bianco, il Gip che ha convalidato gli arresti, ha firmato le carte esattamente tre settimane fa rimandandole al Pm – che secondo quanto dicono i lanci di agenzia sarebbe il solito Rinaudo – per l’esecuzione. Ad arresti convalidati, dunque, bisognerà aspettare qualche settimana per avere novità da un punto di vista giudiziario.
Nelle carte che abbiamo potuto leggere, l’accusa inscrive i fatti del 2 febbraio nella lotta contro i Cie e le retate: si arriva addirittura a ricordare rivolte in corso Brunelleschi del 2007, incendi dei moduli abitativi e presidi fuori dalle gabbie. L’accusa ha ragione: esiste a Torino gente disposta a combattere contro le prigioni per senza-documenti e i rastrellamenti che permettono alla polizia di riempirle, queste prigioni; esiste da ben prima del 2007 e continuerà ad essercene fino a quando queste prigioni non verranno chiuse. Gli arrestati ne fanno parte. L’esistenza stessa di questi luoghi è, tra le tante ingiustizie che danno forma alle nostre città, una delle più immediatamente odiose, una di quelle che fanno fremere il sangue nelle vene: non c’è da stupirsi che qualcuno cerchi i modi per opporsi e mettersi in mezzo. C’è da stupirsi, semmai, di chi sistematicamente si volta dall’altra parte, anche quando ad esser portato via e rinchiuso è un vicino di casa, un conoscente, o solo un passante qualsiasi che ha come unica colpa quella di essere incappato in un controllo avendo in tasca un documento scaduto. E c’è da stupirsi ancora di più di chi su questo tema si lascia abbindolare dalle acrobazie verbali di assessori e consiglieri municipali, che più forte condannano i Centri e ne auspicano la chiusura più ne permettono invece la rimessa in moto, dopo un periodo lungo nel quale il loro accantonamento poteva sembrare dietro l’angolo. I nostri sono accusati, tra le altre cose, di aver provato ad aprire gli sportelli di una camionetta dove sei senza-documenti erano stati parcheggiati in attesa di essere portati in Questura e quindi, presumibilmente, al Cie. Il problema dell’accusa sarà quello di provare che qualcuno di loro ci abbia tentato veramente, pur senza riuscirci; il nostro problema, e speriamo non solo nostro, rimane quello di capire come riuscire ad aprirle veramente, quelle porte, la prossima volta che ce ne sarà occasione. Che i giornali scrivano pure le loro corbellerie e stuzzichino quanto vogliono i temi sensibili delle paure urbane, con gli anarchici schierati a difesa degli spacciatori e amenità del genere. La verità è questa che vi abbiamo detto e che riportano pure le carte, molto più semplice e lineare: basta volerla e poterla capire.
Non poteva mancare, nell’ordinanza di custodia cautelare, il riferimento agli sfratti, agli arresti di un anno fa e alla lotta per la casa a Torino. Brillante intuizione a Palazzo di giustizia: le lotte, soprattutto in un quartiere come questo, son quasi tutte collegate e giusto ieri, a conferma di ciò, due degli occupanti sgomberati da via Soana son finiti in corso Brunelleschi perché senza documenti. Sappiamo del resto che la Procura si è presa come punto d’onore l’incarico di perseguire puntualmente ogni lotta sociale cittadina e con tutta la durezza della quale è capace: ce ne siamo fatti una ragione e non ce ne lamentiamo di certo. Facciamo notare però come questa volta abbia trovato un Gip talmente obbediente ed ansioso di carriera da convalidare l’arresto di una incensurata esclusivamente perché l’accusa la ritiene essere colei che, avvistata la polizia, ha telefonato ai compagni per avvertirli della retata in corso. Oppure di descrivere per senza “stabili legami sul territorio”, e quindi a tangibile rischio di fuga, e quindi meritevoli di aspettare il processo in galera, compagni che qui in città hanno casa, lavoro, affetti e lotte.
Con l’aria che tira in città e a Palazzo di giustizia, arresti come questi è abbastanza normale che vengano effettuati: anche di questo ce ne siamo fatti una ragione, non ce ne lamentiamo e da parte nostra siamo ancora qui, testardi, che continuiamo a lottare. Vogliamo sottolinearne, però, la tempistica. Convalidati a fine aprile, sono stati eseguiti solo stamattina, il giorno prima dell’udienza durante la quale Rinaudo chiederà al Tribunale di sottoporre alla Sorveglianza speciale sette di noi. Casi della vita? O il tentativo invece di essere più convincente, portando in aula uno degli aspiranti sorvegliati in catene a conferma della sua pericolosità? – A voi la risposta, ma anche questo non non è un quesito difficile.
Vi ripetiamo allora qualche appuntamento, oltre a quello di discussione per le cinque e mezza di oggi all’Asilo occupato. Domani mattina l’udienza per la Sorveglianza, alle 10 in aula 4 del Palagiustizia: sarà a porte aperte ed è una occasione per salutare Paolo. Domenica pomeriggio il presidio, già indetto, per Francesco, Lucio e Graziano: non sappiamo chi, degli arrestati di oggi, sarà alle Vallette, e sarà una occasione per salutarlo. L’appuntamento è alle 17 al capolinea del 3. Di appuntamenti ve ne daremo senz’altro di ulteriori nei prossimi giorni. Ma la cosa più importante, come sempre, è continuare a lottare. Tutti.
Qui sotto, un altro racconto della mattinata e altre valutazioni, trasmesse questa volta da Radio Onda d’Urto:
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