Sempre di domenica
Ancora una domenica, e ancora fuori le mura dell’ex Scalo Vanchiglia per il cosiddetto Suq. Questa settimana, però, con la notizia ormai certa che per il 25 ottobre sarà effettivo lo spostamento in via Monteverdi. Intanto in corso Novara stesso tran tran sul finire della notte, con la differenza che vigili, polizia in borghese e polizia con manganello concedono pochissimo spazio agli abusivi per stendere i loro teli: una piccola parte di contro-viale e il primo tratto di via Perugia si riempiono subito di tappeti di cartone, plastica e dei soliti ammenicoli, fino a risultare ammassati gli uni sugli altri. Ben presto risulta chiaro che non tutti riusciranno a piazzarsi e qualcuno si prende senza chiedere un po’ più spazio di quello concesso, andando a strappare i nastri bianchi e rossi che i solerti vigili hanno utilizzato per segnare il limite tra il “si può” e il “non si può”. Anche stavolta non mancano una ventina di residenti anti-suq, alcuni dei quali venuti dalla nuova location dietro a via Bologna, evidentemente per portarsi avanti con il lavoro. Strano – viene da pensare – dal momento in cui intorno allo spiazzo delle poste abbandonate di via Monteverdi non ci sono palazzine residenziali ma solo le tracce architettoniche della città industriale.
Ospite speciale questa settimana è Maurizio Marrone che con aria spavalda, quella che viene per emanazione dalla protezione della polizia al suo fianco, afferma di essere arrivato per “impedire che il mercato si svolga”. Subito insulti e urla da un gruppetto di venditori e da alcuni solidali con loro, i quali sottolineando quanto sia ridicolo gli intimano insieme di andarsene. Lui continua a dire di essere arrivato per bloccare il mercato, anzi per raccontarla tutta, seppur quando ha fatto la sua comparsa fosse accompagnato appunto solo dai guarda-spalle dello Stato, ripete convulsamente “siamo venuti a impedire il Suq dell’illegalità”. Chissà se è sempre solito riferirsi a sé con un plurale maiestatico o se, a maggior ragione, abbia esplicitato con un lapsus di avere le sacre terga protette dalla polizia. Comunque sia, parafrasando gli intenti velleitari suoi e del suo piccolo seguito di consiglieri e piccoli opinionisti da circoscrizione, Alessi compresa, Marrone intende farsi scattare delle foto mentre toglie un telo vuoto e assicurarsi così l’ennesimo paragrafetto nella stampa locale e qualche commento sui social media. Certo, gli sarebbe piaciuto che la sua azione simbolica potesse divenire un innesco e che la sua piccola cerchia di attempati contro il Suq lo avesse seguito a ruota, ma nulla di fatto. Il gesto è tuttavia così abietto che alcuni solidali si mettono in mezzo, ottenendo spontaneamente quello che Marrone avrebbe voluto dai suoi. Infatti sono in molti gli abusivi che in quel momento si mettono a ostacolare il politico nella sua pagliacciata, dando man forte nella ripresa dei teli e nell’urlare con ancor più fervore e incisività quanto faccia schifo.