Con la primavera
Sole caldo del pomeriggio, la giornata in corso Brunelleschi sembra passare placida come solo la prima domenica di primavera sa essere. Mentre i palazzi grigi sembrano ancora intorpiditi dalla pausa del pranzo, le mura del rinominato Cpr vengono velocemente affiancate dalle camionette della polizia antisommossa e da alcune auto dei soliti borghesi.
Di lì a poco, alla spicciolata, arrivano gruppetti di nemici delle espulsioni e si radunano all’angolo con via Monginevro. In quattro e quattr’otto un impianto per la musica è montato, il gruppo si fa più numeroso e le prime urla solidali con i reclusi si alzano in direzione della prigione per senza documenti.
Tre ore di presidio smuovono l’aria quieta e uniscono chi è costretto dentro a quella sordida struttura al gruppo fuori nella voglia di libertà. I solidali si allontanano poi con un piccolo corteo lungo via Monginevro.
A oggi le aree sono tutte al completo tranne quella bianca, piena a metà, e quella viola che è chiusa. I resclusi continuano a essere più di cento, con deportazioni pressoché quotidiane di tre o quattro ragazzi che vengono subito compensate da altrettanti ingressi. Qualcuno cerca di opporsi all’espulsione, come nel caso di un ragazzo tunisino che la settimana scorsa si è inflitto parecchi tagli finendo all’ospedale e poi di nuovo al Cpr.
Nell’andamento regolare delle deportazioni dell’ultimo periodo spiccano quelle dei ragazzi nigeriani. Già il mese scorso c’è stato un rimpatrio di massa con un volo charter Roma-Lagos, esattamente il terzo giovedì di febbraio. Anche il terzo giovedì di marzo non è passato liscio e in quindici sono stati prelevati dal Centro torinese e deportati.
Aggiornamento: un’ora dopo il presidio una ventina di nemici del Cpr decidono di tornare indietro per un ultimo saluto veloce ai reclusi e per lanciare qualche pallina contenente il numero di telefono per tenersi in contatto. Botti e fuochi artificiali concludono quest’iniziativa improvvisata.