Stufi e intrepidi
Nello svolgersi di questa precoce estate l’aria che si respira pare alquanto densa e irrespirabile in città, la normalità è tediosa e asfissiante. L’esasperazione a cui conducono le miserie e i problemi quotidiani, quelli creati dalla brutalità del lavoro, della burocrazia, dell’attesa per un briciolo di assistenza spingono molto spesso a gesti esasperati in solitaria, oppure semplicemente alla lamentela e all’immobilità. Il controllo e la disciplina imposti partoriscono rare esagitazioni solo nell’istante in cui si mostrano chiare, plateali, in altri momenti ci si è assuefatti.
Tra i tanti problemi, spesso intrecciati, quello di mantenersi un tetto sopra la testa è un faccenda che assilla molti, non solo a Torino. Lo si ripete dappertutto. Lo stato sociale che si preoccupava di costruire e distribuire case a modico prezzo alle famiglie proletarie è limpidamente in fase di ristrutturazione. Il mondo del lavoro sempre più flessibile e precario, dove i lavoratori sono un numero nei parametri di competitività delle aziende, muove di riflesso un apparato di riproduzione sociale volto alla messa in moto di capitale umano e di circuiti produttivi dove le persone incluse e valutate sono tante quanto quelle escluse e messe da parte. In breve, oggi, mettersi in lista per la casa popolare e pensare di ottenerla, perdipiù in tempi ragionevoli, è un sogno da illusi.
Il bisogno di casa in città non può essere soddisfatto dall’ente Atc, che, anzi, negli ultimi tempi sta tentando di snellire la propria organizzazione burocratica e aziendale svendendo il patrimonio edilizio.
Per questo le 900 case popolari che rimangono vuote sono un’opportunità per chi decide di non stare a contare le proprie sfighe, ma prova a destreggiarsi sulle faglie della possibilità. Un’opportunità da cogliere in fretta come è successo oggi in via Aosta 31, dove un gruppo di sfrattandi e solidali ha occupato delle ‘case popolari’ lasciate vuote da anni. L’agenzia territoriale per la casa ha fatto presto a diffondere la notizia che sono appartamenti in via di assegnazione, peccato siano le stesse affermazioni diramate anche un paio di anni fa quando due di questi alloggi vennero occupati da alcuni compagni. L’occupazione durò solo un mese e dopo lo sgombero l’Atc ha tenuto per anni gli alloggi non solo vuoti ma persino murati.
Qui le voci di chi ha preso direttamente parte alla giornata di occupazione, in diretta sui microfoni di Radio Blackout ci raccontano com’è andata.
Qui il volantino distribuito per le strade del circondario.