Al 31 di via Aosta
Ieri, in mezzo alla mattinata, quattro vigili urbani in borghese hanno fatto un giro nello stabile di case popolari in via Aosta 31. Cercavano i nuovi abitanti della palazzina, ovvero chi da venerdì ha occupato alcuni appartamenti vuoti per poterci vivere dentro. Si sono diretti ai primi alloggi, dove hanno incontrato due signore occupanti intente a rassettare; a loro hanno chiesto i documenti per identificarle e poi procedere con la denuncia. La notizia della timida incursione dei civich si è diffusa rapidamente e nel giro di poco una decina di solidali ha raggiunto la palazzina. Gli accorsi hanno così incrociato i vigili urbani andarsene, avevano desistito nella ricerca degli occupanti dopo aver bussato alle porte senza centrare l’obiettivo.
Oggi altri vigili urbani accompagnati da uomini dell’azienda delle case popolari hanno cercato di orientarsi nel condominio e mappare gli appartamenti abusivi. Dapprima hanno provato a bussare, ma al loro “toc- toc” ha risposto solo un’ eco sorda. Poi hanno tentato di aprire le porte con le chiavi in loro possesso, iniziando così a individuare alcuni alloggi occupati. Infine hanno azzardato chiedendo le chiavi direttamente a una signora che si appropinquava verso l’uscio della casa dove vive. La signora ha declinato la richiesta con prontezza.
In questi ultimi giorni, girovagando per i ballatoi e sistemando le case aperte si sono incontrati gli altri inquilini dello stabile; si è scoperto così che parecchi alloggi non sono più in mano all’Atc, ma sono stati riscattati da vecchi assegnatari o privati e rimessi nel mercato immobiliare. Gli affitti che alcuni inquilini pagano sono tutt’altro che calmierati, anzi alti in relazione ai prezzi di zona. Chi rimane sotto l’egida dell’Atc non si lamenta dell’affitto, ma della cattiva manutenzione delle parti comuni del condominio e delle spese esagerate gestite dall’ente.
La festicciola imbastita domenica pomeriggio nel giardino interno del blocco con bibite, pizzette e costruttori di figure con i palloncini ha cercato di essere un’altra occasione di incontro e scambio tra gli abituali abitanti e quelli nuovi, non solo per garantire un buon rapporto di vicinato, ma per spiegare le ragioni dell’occupazione, il da farsi per tenere le case, per scambiarsi lamentele e tentare assieme di organizzarsi per risolvere i problemi che le creano.
Occupare, resistere e lottare pare sia l’idea più dignitosa nell’affrontare la situazione descritta dagli ultimi dati editi dal Ministero, ossia la crescita galloppante delle esecuzioni di sfratti e l’esasperarsi del problema di tenersi un tetto sopra la testa.
Qua dei manifesti affissi in giro (1–2–3–4), da scaricare e diffondere.