Sguardi incrociati – Aggiornato
Da poche ore si è conclusa l’udienza davanti al tribunale del riesame per Kam, Fran, Antonio, Beppe e Lorenzo. In quella sede si è discussa l’imputazione che ha fatto catalpultare tra quattro mura i cinque compagni e messo al bando dalla città Monica e Michela, per valutare se modificare le misure affibiate loro in attesa del processo.
Nonostante l’udienza fosse a porte chiuse si è venuto a sapere che all’interno dell’aula si è incontrato un vasto assortimento di sbirraglia: i poliziotti in borghese del commissariato di Porta Palazzo, la Digos, i secondini, le guardie del corpo di Padalino e Rinaudo e un banco di carabinieri. Sono giunti a sottolineare con la loro presenza la potenza che detengono all’interno di un’aula tribunalizia. Una potenza traslitterata nelle carte giudiziarie e nella ricostruzione della storia di quella sera, come le storie di tante altre sere, giorni o momenti, vissute negli anfratti di qualche commissariato o lungo le strade durante un controllo. Il prima, il dopo, la causa e l’effetto sono mescolati per creare un racconto che renda di più sulle carte, nella valutazione del reato e nella misura della condanna.
Niente di cui stupirsi, alla violenza del controllo sbirresco in strada consegue quella della lingua di legno delle carte tribunalizie e della reclusione e della limitazione della libertà.Non ci dilungheremo nel mettere in ordine logico e cronologico gli eventi di quella sera. Risulta più interessante rivolgere uno sguardo a ciò che in maniera più ampia quel momento ha messo in moto.
Dopo i fermi la situazione attorno si è riempita di piccole elettricità e curiosità: i cori contro la polizia giungevano da molteplici angoli della via, con diverse intonazioni. Un boato di voci ha prorotto quando le camionette si sono allontanate, qualcuno ha occupato la via, altri hanno trascinato in mezzo alla carreggiata cassonetti, ribaltandoli. È chiaro che la presenza della polizia in zona è fastidiosa per molti. È suggestivo osservare come un piccolo intoppo concatena altri piccoli eventi, che la partecipazione delle persone di passaggio sulla via o accorse appositamente si diffonda in maniera casuale.
Questo è ciò che ringalluzzisce chi in queste quattro vie continua ad avere una proposta per opporsi, mettersi in mezzo, recuperare la forza per vivere meglio, per poter scegliere nonostante la città, il lavoro, la polizia, lo Stato. Si scorge la possibilità che lottare e mettere in pratica delle ostilità non sia materia dei soliti irriducibili, ma sia necessità, percorribile, di un massicio amalgama umano.
Ed è qui che si incontra anche la cronicità di sbirri, Pm e magistrati di perseguire determinate condotte, ciò che potrebbe coagulare il malessere in espressioni di rabbia organizzate e ben indirizzate.
L’esito del riesame è già giunto: gli arrestati stanno per essere scarcerati. Kam, Fran e Antonio ritorneranno ai domiciliari con il divieto di comunicazione con l’esterno poiché continua a vigere il procedimento dell’arresto del 3 maggio, per Beppe e Lorenzo non si sa ancora se gli arresti in casa saranno gravati dalle restrizioni.