La parabola della Madonna
Promettiamo che quanto segue non è l’ennesimo noioso e ridondante racconto di un quartiere che cambia, dei processi di riqualificazione, della schiera di responsabili che si affacciano alle porte di Aurora e che premono per l’imminente sgombero dell’Asilo. Esiste infatti un piano molto più sottile, che compare e scompare nel formicolare di palazzoni, incognito come lo sguardo che si cela dietro ai “Buongiorno” e “Buonasera” di una portinaia. Conoscere i propri vicini di casa, di isolato e quartiere, è una prassi che per quanto relegata all’occasionalità degli eventi può portare rivelazioni inaspettate, fino a giungere a toccare la parte più sinuosa e subdola nel campo del nemico: origliare e spiare.
In questo periodo di festa e santità non sono mancate diverse apparizioni della Madonna, in giro per l’Italia. E Torino, forse, non è da meno.
La sequenza di eventi che stiamo per raccontare affonda le sue radici già nel tardo 2017. Nel primo pomeriggio di bivacco al bar su corso Brescia a due passi dall’Asilo occupato, un compagno particolarmente attento anche nel suo gozzovigliare nota una panda grigia fermarsi in doppia fila sul corso. Due ceffi poco raccomandabili escono con fare convinto e, fattosi sotto incuriosito dalla scena, il compagno riconosce in uno dei due passeggeri un noto agente della Digos, spesso impiegato nelle operazioni di cattura e arresto. Come dimenticarsi una tal carogna? Hanno un fare circospetto e dopo alcuni minuti al telefono, appena svoltato su via Alessandria, si dirigono verso il portone di un palazzo. Che il ceffo barbuto e compare siano lì per visitare una nonna malata o un qualche lontano parente alle porte delle feste natalizie, sembra cosa assai improbabile. Così il compagno insospettito decide di attendere l’evolversi della situazione, mentre i due premono un campanello e scompaiono nell’androne.Passano pochi minuti prima di vederli rispuntare fuori, risalire sulla panda grigia e allontanarsi dalle vie di Aurora.
Sarà fatale casualità o precisa coincidenza, non tardano a fuoriuscire dal medesimo portone su via Alessandria altri quattro signori, con borsoni tecnici al seguito come contenenti del materiale altamente specializzato, almeno così paiono a chi, con scarse conoscenze, li sta osservando. Parlano anche loro un po’ al telefono e poi si dirigono verso una macchina bianca, per partire di gran carriera.
Addentrarsi nelle elucubrazioni che hanno attraversato la testa di quel compagno, in quel momento, sarebbe affare assai sterminato. Cosa si celerà nelle profondità e altezze di quel palazzo? Quali sotterfugi e scivolose strette di mano con vicini dall’aria anonima e indifferente? Rimane da fare la cosa più naturale e semplice del mondo: osservare.
È così che, una volta raccontato l’accaduto a un paio di amici, iniziano a guardarsi attorno, partendo ovviamente dal palazzo in questione. Balcone dopo balcone gli sguardi risalgono attraverso le ringhiere per arrivare a posarsi proprio all’ultimo piano, su una strana antenna che sporge vistosamente rispetto a tutte le altre e soprattutto, a differenza delle normali parabole per internet o Sky, non punta verso il cielo. Un quadratone bianco con al fianco un piccolo disco, accrocchiati insieme con fascette elettriche a un’asta della ringhiera, puntano dritto per dritto verso l’Asilo Occupato dall’altra parte della strada.
Al momento i tecnici di nostra conoscenza interpellati hanno potuto solo darci una serie, non troppo ampia, di possibilità. Per cui nessuna certezza che l’arnese serva a ricevere il segnale di qualche microspia o telecamera piazzata nelle ultime frequenti perquisizioni dentro l’Asilo, durate anche ore, piuttosto che fungere da microfono direzionale o da semplice antenna di Linkem.
Certo è che la serie di coincidenze non può che farci drizzare le antenne e tenere il naso ben all’insù, passando sotto il condominio in via Alessandria.