Gincana repressiva
L’ultima notte dell’anno passato è stata piuttosto movimentata in zona Vallette. Durante il consueto saluto ai detenuti che si tiene fuori dalle mura del carcere torinese, per il secondo anno di fila, la polizia a difesa della recinzione della patria galera è stata bersaglio di diversi lanci di oggetti e un’agente è rimasta ferita.
È passato da allora poco più di un mese e – a quanto pare – le forze dell’ordine guidate dall’ardito Rinaudo hanno scartabellato ancor più velocemente del solito i fascicoli, guardato con attenzione video e scatti di quella nottata, e presentato il fascicolo della vendetta da far firmare al Gip Giacomo Marson.
Un lavoro premuroso quello della procura torinese che nella notte appena passata, dopo aver sbagliato persona da ammanettare a Saronno, ha mandato i suoi scagnozzi borghesi nella metro milanese per arrestare Marcello. Questa mattina invece è partita l’operazione nel capoluogo piemontese dove all’alba sono stati notificati due divieti di dimora sui generis. Tre compagni destinatari della misura non sono stati invece immediatamente trovati, cosa che ha fatto innervosire non poco gli agenti della Digos che hanno fatto partire una gincana di mezzi blu tra via Alessandria 12 e l’occupazione di corso Giulio Cesare 45. Non potevano fare la figuraccia dell’agosto scorso, per cui ancor oggi non sono riusciti a notificare un divieto di dimora. D’altra parte pare che proprio non gli sia andata giù che di questi tempi qualcuno di loro sia rimasto ferito, come avvenuto quella notte di San Silvestro. Sarà che non sono più abituati a questa possibilità, e di ciò devono ringraziare tutto il dispositivo poliziesco e giuridico che si aziona ogni qualvolta si muove una foglia.
All’Asilo infatti gli agenti della Digos con una platea di decine di celerini hanno sfondato la porta e sono usciti dallo stabile solo quando uno dei compagni che cercavano si è consegnato; poco dopo, invece, in corso Giulio, i caschi blu hanno spintonato con forza i solidali accorsi che stavano davanti all’ingresso e distribuito qualche manganellata prima di riuscire a entrare a cercare gli altri due. L’ennesima invasione militare nelle case di questo quartiere: appartamento per appartamento, famiglia per famiglia, piano per piano, per cercare due persone per una misura cautelare minore.
Un atto becero e che ricalca una pratica che ormai viene adottata di routine nelle vie povere di Aurora, entrano in tutti gli alloggi di interi palazzi per i motivi più vari, dalla possibile presenza di bombole, agli allacci abusivi, ai documenti, e oggi per cercare i due compagni che non hanno potuto depennare dalla lista. Ebbene sì, perché i due non sono stati trovati là dentro nonostante l’irruzione mattutina contro decine di uomini, donne e bambini, ma sono stati fermati solo qualche ora dopo.
I reati contestati sono quelli di resistenza e lesioni aggravate perché una poliziotta quella fatidica notte si è presa meritatamente una bottigliata in faccia.
Come sopra anticipato, oltre all’arresto di Marcello, la misura di divieto di dimora per gli altri cinque ha una forma inedita perché prevede anche l’obbligo di presentazione quotidiana dalla polizia. Ciò significa che oltre a venire cacciati dalla propria città i destinatari della misura debbano indicare seduta stante dove stabilirsi altrove.
Seppur sembra balzano, è purtroppo vero.
La procura vuole forse così assicurarsi che al divieto di dimora si aggiunga un ulteriore restrizione della possibilità di movimento e d’azione?
È ragionevole pensarlo.
Intanto che si discute su come reagire a tutto questo, l’invito è quello di far sentire la propria vicinanza scrivendo a Marcello.
MARCELLO RUVIDOTTI
Casa Circondariale Lorusso e Cutugno
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TORINO