Quale orgoglio?
16 giugno 2018. Riceviamo e pubblichiamo un contributo di critica radicale al Pride.
LOTTA FROCIA CONTRO FASCI, SBIRRI E I LORO ALLEATI
L’estate sta arrivando, e con essa, anche quest’anno la parata dei diritti LGBTTIQ, anche chiamata Piemonte Pride. Questo allegro e colorato “carnevale” (così come rivendicato nel manifesto del Pride 2018) vedrà sfilare un’accozzaglia variegata di soggetti: sbirri, elite della giunta pentastellata, promoter di saune gay e feste commerciali nonché sponsor di ogni tipo. Il tutto annacquato in una retorica pubblicitaria di supposta lotta. Ma andiamo con calma: il carnevale. Così lo descrivono gli organizzatori del Pride: «momento dell’anno in cui tutti e tutte, per un giorno, sono uguali e possono dileggiare bonariamente i potenti». Dietro questa agghiacciante auto-rappresentazione come bonarie e disciplinate vittime dei “poteri forti”, si cela una rete consolidata di associazioni alquanto radicate nelle politiche istituzionali che, ben volentieri, si prestano a legittimare e dar vita al pinkwashing della giunta comunale pentastellata e di ogni realtà politica che prometta loro qualche nuovo diritto.
Mentre la sindaca Appendino partecipa alle numerose iniziative delle associazioni LGBTIQ mainstream torinesi, il silenzio cala sulle raccapriccianti politiche istituzionali urbane. Mentre comune e regione benedicono le coppie arcobaleno e la loro fertilità, autodefinendosi come “la città più friendly d’Italia”, i Cpr straripano nonché soggetti non europei, non bianchi, non utili alle politiche comunali vengono continuamente deportati.
Gentrificazione dei quartieri, espulsione degli homeless dal centro città, aumento dei costi dei trasporti pubblici, politiche securitarie, sono solo alcuni dei regali quotidiani dell’arcobaleno giunta comunale. D’altronde come stupirsi del rumoroso silenzio delle associazioni LGBTIQ che possono ora godersi le passeggiate orgogliose nel centro storico e nei quartieri sbiancati e ripuliti da ogni forma di marginalità. La stessa assegnazione di Casa Arcobaleno, sede di numerose associazioni LGBT, pare non aver destato alcun turbamento nonostante si ponga come un tassello della gentrificazione di Porta Palazzo.
Appare importante rendere esplicito come il fenomeno del pinkwashing trovi una sua evidente attuazione proprio nelle politiche urbane della città di Torino. Infatti con il termine pinkwashing si intende la strategia politica di istituzioni o aziende di utilizzare l’implementazione dei diritti civili delle persone LGBTIQ come strumento di narrazione di se stess* in quanto presunti promotori della “civiltà” e dei diritti umani e così coprire abusi e violenze nei confronti di altre soggettività. Ben lungi dal pensare che le associazioni della rete del Coordinamento Piemonte Pride siano ignare di tali processi, ci teniamo a rendere esplicito come sia loro diretta responsabilità l’aver tentato di svendere la carica sovversiva della lotta frocia al pinkwashing delle politiche cittadine.
Con una squallida retorica pubblicitaria, il Pride 2018 si rivendica inoltre una supposta “lotta”, un presunto “antirazzismo” e un ipotetico “antifascismo”, nonché preda lotte altrui per costruirsi una fantomatica estetica militante, con una retorica asfissiante sul simbolo del pugno arcobaleno e il claim “nessun dorma”. La predazione delle lotte altrui come strumento di marketing non è d’altronde una novità. Ci basti ricordare le strategie comunicative del Lovers Film Festival. A tutto ciò si aggiunge l’antirazzismo delle parole e delle presunte rivendicazioni di diritti anche per alcuni migranti (in coda al manifesto politico).
Così, si potrebbe dire, che dopo aver offerto se stessa per garantire il pinkwashing istituzionale ora la rete di associazioni LGBTIQ torinese cerca di ripulirsi strizzando l’occhio a un’ipotetica sinistra e ammantandosi di amorevole buonismo. Quale migliore soggettività da predare se non quella delle persone migranti? Eccolo quello che potremmo definire come il nuovo “washing” del Coordinamento Piemonte Pride che, mentre sfila in piazza con le istituzioni che garantiscono il perpetuarsi del dispositivo razzista in città, si proclama solidale con i soggetti migranti. Mentre appoggia un partito che ha appena fatto un patto di governo con la Lega, basato su un più che esplicito razzismo, si narra come in prima fila per i diritti dei migranti. Predare in continuazione soggettività altre per sciacquarsi l’immagine e raccontarsi in modi diversi dalla realtà è un giochino poco convincente.
Che dire poi dell’esaltazione – nel manifesto del Pride 2018 – della storica rivolta statunitense di Stonewall contro la polizia, per poi scendere oggi in piazza con l’associazione di sbirri gay nonché condividerne la sede a Casa Arcobaleno. Dunque ora che gli sbirri non fanno più ronde contro i locali gay vengono strette alleanze con loro, chiudendo volontariamente gli occhi dinanzi alle ronde contro i migranti, e alle numerose violenze della polizia, perché indirizzate verso altr*. Quegli stessi altr* con i quali si sostiene di essere solidali. Se poi muoiono per attraversare una frontiera militarizzata, se subiscono le violenze della polizia e vengono da essa reclusi in Cpr e poi deportati, poco importa, evidentemente, dinanzi alla rilevanza di stringere alleanze con le istituzioni e il loro braccio armato. Ed è per questo che il nostro agire sta notte si scaglia anche contro la sede di Polis Aperta (associazione di sbirri gay) locata in Casa Arcobaleno.
Che assurda pretesa è quella di scendere in piazza ricordando Stonewall, narrandosi con un’estetica militante e sciacquandosi in una retorica antirazzista e antifascista quando si condivide la sede, il corteo e gli intenti con un’associazione di sbirri, protagonisti indiscussi del perpetuarsi quotidiano della violenza di Stato sui corpi non normati, non bianchi, non italiani, non docili. Sta mattina Casa Arcobaleno si sveglierà con la scritta «Fuori gli sbirri dai quartieri. Lotta frocia».
Le nostre riflessioni e il nostro posizionarci in lotta, contro il pinkwashing e lo svilimento della carica sovversiva dei corpi froci da parte di molte realtà LGBTIQ, rinforza la necessaria quotidiana presa di azione e parola contro omo-lesbo-bi-trans-fobia, fascismo e razzismo. Non deleghiamo la lotta ma ci prendiamo il nostro spazio di parola e di azione. Per questo oggi scegliamo di attaccare anche Forza Nuova, gruppuscolo di fascisti omofobi. Ennesima occasione di questa nostra scelta è la notizia della loro recente contestazione del Pride di Novara 2018 con l’esposizione dello striscione dalla dicitura «l’unica famiglia è quella tradizionale». Ribadendo la nostra radicale critica della famiglia etero(omo)normativa nucleare e della retorica di tradizione, natura e normalità ci sembra opportuno chiarire come non staremo a guardare in silenzio il muoversi viscido e ripugnante di questi fascisti. Le esternazioni e azioni omo-lesbo-bi-trans-fobiche, razziste e fasciste di Forza Nuova sono numerose. Noi prendiamo parola e agiamo oggi, senza deleghe, senza buonismi ma con molta rabbia. I muri del palazzo che ospita la sede di Forza Nuova si sveglieranno ricoperti dalla puzza di rifiuti organici marci: «Fascisti di merda. Lotta frocia», sono le scritte che accompagnano l’azione.
In ultimo ci sembra rilevante notare come pochi giorni fa sia stata pubblicata una vera e propria supplica del Coordinamento Piemonte Pride alle organizzazioni religiose, in particolare cattoliche, affinché si uniscano alla parata di sabato. Con le loro parole: «Crediamo più che mai che oggi sia arrivato il momento di siglare una “santa alleanza” con tutte quelle Organizzazioni che da molti anni lavorano per una società più giusta, aiutando in ogni modo possibile gli ultimi e le ultime». Eccolo l’ultimo passo della vuotezza associativa LGBTIQ. Una preghiera alla mamma chiesa cattolica affinché possa benedire i soggetti LGBTIQ: pallidi ricordi di anormalità e sovversione, roghi e ribellione, oggi desiderosi di benedizione e omologazione. Eppure noi siamo qui a ribadire che non permetteremo tali alleanze sui nostri corpi. Non dimentichiamo la violenza della chiesa cattolica. Noi non perdoniamo.
Il duomo di Torino si sveglierà oggi con la scritta «Nessuna santa alleanza. Lotta frocia» sulla scalinata d’ingresso.
Sta notte ci rivendichiamo la puzza di marcio, le scritte e la rabbia.
Vendetta e lotta frocia contro sbirri, fasci e loro “santi alleati”!
….lotta frocia