Turbamenti
Chi fuori sta sostenendo la protesta di Anna e Silvia si sta domandando come far da megafano alla loro situazione, come battere il chiodo affinché la situazione muti.
Giovedì sera nel duomo torinese si celebrava una messa extraordinaria, in ricordo del miracolo eucaristico, ossia quando un’ostia trafugata rimase sospesa in aria, nel lontano 1453 a Torino. Sull’altare a fare la predica era presente l’arcivescovo Cesare Nosiglia, il signore che spesso si è riempito la bocca dei problemi dei poveri in città, esortandoli a fare una coda a una mensa oppure in attesa per un posto in dormitorio, apparendo in pubblico in abiti ricamati d’oro ad accompagnare i governanti di turno.
All’inizio della liturgia il cupo suono dell’organo è stato interrotto da una voce amplificata da un megafono gracchiante. Altre persone hanno iniziato a distribuire volantini e a srotolare uno striscione. Velocemente dei vecchi con una pettorina lilla si sono scaraventati addosso ai disturbatori, chi a strattonare il megafono, chi a stracciare volantini e striscione, qualcun altro a spintonare con veemenza. A quel punto sono state utilizzate le navate come cassa di risonanza per le voci levate a spiegare il perché di quell’intrusione. Si sono aggiunti al trambusto carabinieri in uniforme e sbirri in borghese, iniziando a smanacciare in mezzo al garbuglio di persone. Strattoni, mani al collo, spinte e schiaffi in navata centrale. Nessun indugio da parte dei poliziotti e del servizio d’ordine a menare le mani in chiesa, durante la funzione. Celebrazione che dovrebbe essere sacra, a tal punto che è difesa dalla legge. Interrompere una funzione religiosa comporta delle pene che includono il carcere. Nonostante i cattolici praticanti stiano diminuendo ininterrottamente in Italia la loro ricca istituzione è sempre difesa da numerose leggi statali.
Giù dalla scalinata, via dal centro, per ritornare a Porta Palazzo. Quartiere che, però, è sempre meno un angolo dove sentirsi a proprio agio. Si è deciso strada facendo di improvvisare un intervento all’interno del Mercato Centrale per interrompere il brusio della cena e raccontare anche lì dello sciopero della fame in corso e delle condizioni del carcere de L’Aquila. Si è incontrato sulle porte d’ingresso un guardione convinto del proprio mestiere, anche questo qua non si astiene dall’alzare le mani. Tempo di uscire dal Mercato Centrale, ecco sfrecciare due camionette di celere da cui sono usciti in volata una ventina di celerini inferociti con manganelli sguainati. I poliziotti roteando manganelli hanno colpito spalle e gambe, facendo volare un paio di persone per terra. Poi hanno circondato e bloccato una decina di persone. Il trambusto ha attirato l’attenzione della piazza, qualcuno è uscito dalla “cattedrale del gusto”, in tanti hanno ascoltato cosa avevano da dire le persone fermate, su Anna e Silvia, su quanto è una merda il carcere, su quanto è cambiata piazza della Repubblica, su quanto è invivibile e impossibile rimanerci per alcuni. C’era qualcuno in quella piazza che ha capito perfettamente di cosa si stesse parlando, cosa si stia vivendo, poi c’erano i nuovi avventori, dei sinceri democratici, che hanno reputato la situazione “vergognosa”.
Gli sguardi ostili e pure quelli indignati erano parecchi e hanno continuato a fissare i responsabili che alla fine hanno deciso di rimuovere le truppe: stasera basteranno i video per riconoscere chi era presente.