Quel che filtra
Da un mese circa ha aperto il Cpr a Macomer, nei prossimi giorni dovrebbe aprire quello di via Corelli a Milano e a Firenze le autorità cittadine si dicono disposte ad aprirne uno in Toscana, regione dove finora questi Centri non ci sono mai stati. Il progetto di un Cpr per ogni regione, elaborato da Minniti e ripreso poi da Salvini, sembra insomma stia pian piano prendendo corpo con il Ministro Lamorgese. Per dei Centri d’espulsione che aprono o stanno per aprire, tuttavia qualcuno continua a venir chiuso, per l’opera di distruzione portata avanti dai reclusi. Nei giorni scorsi è infatti circolata la notizia della chiusura del Centro di Trapani Milo in seguito ai danneggiamenti prodotti durante le rivolte dell’ultimo mese. A differenza del passato non sembrerebbe però che alcun recluso sia stato liberato dal Cpr siciliano, ma tutti siano stati trasferiti nei Centri di Macomer e in quello di Torino.
E anche nel Cpr di corso Brunelleschi, la situazione sembra tutt’altro che pacificata. Le difficoltà nell’avere informazioni precise su quanto avviene all’interno sono notevoli, ormai da più di un mese vengono sistematicamente sequestrati i telefoni ai reclusi che, a quanto sembra, possono comunicare con l’esterno solo attraverso delle cabine telefoniche.
Dalle notizie che in qualche trapelano sappiamo che un recluso, in sciopero della fame dal 7 febbraio, è stato liberato dopo che le sue condizioni di salute non sono state ritenute compatibili con la reclusione. Vale la pena raccontare brevemente una parte della sua vicenda perchè emblematica di alcune dinamiche che stanno caratterizzando la detenzione tamministrativa. Questo ragazzo è stato portato via dal Centro alcune settimane fa per essere rinchiuso nel carcere delle Vallette perché ritenuto responsabile di una rivolta. In carcere non è rimasto che pochi giorni ed è rientrato nel Cpr, dove ha iniziato lo sciopero della fame, gravato dall’obbligo di presentazione all’autorità giudiziaria, quelle che comunemente vengono chiamate “firme”. Non sappiamo se sia una novità assoluta ma non ci sembra di ricordare altri casi di misure cautelari fatte scontare all’interno di un Centro d’espulsione.
Nei giorni scorsi altri due ragazzi sono stati poi portati in carcere dal Cpr di corso Brunelleschi dopo aver provato a raggiungere il tetto dell’area dove erano reclusi e l’arresto, in generale, sembra stia diventando una misura sistematica per chi viene accusato di un qualche comportamento riottoso nei Centri. Ed è lecito attendersi che il filo che lega le due strutture detentive diventi sempre più spesso, almeno a voler dar credito alle parole della Lamorgese. All’interno della revisione dei decreti sicurezza, tanto sbandierata a sinistra, il Ministro ha infatti dichiarato di voler ulteriormente inasprire le pene per chi, all’interno dei Cpr commette atti di violenza o prova a fuggire. Un affermazione quest’ultima buttata lì senza specificare, non sappiamo se per ignoranza o disattenzione, che la fuga, o per dirla con le sue parole l’allontanamento arbitrario, non è mai stato finora considerato un reato, trattandosi di una detenzione amministrativa. Per concludere questa sommaria descrizione di quanto avviene in corso Brunelleschi le aree attualmente in funzione dovrebbero essere soltanto due, mentre le altre risultano ancora danneggiate dalle recenti rivolte.
Per ascoltare delle riflessioni più approfondite su quanto sta accadendo all’interno dei Cpr con uno sguardo anche al recente passato sia riguardo il funzionamento della macchina delle espulsioni, sia i tentativi di “capottarla”, puoi cliccare qui per ascoltare un contributo realizzato da Radiocane.