Campo di concentramento
Lunedì 6 aprile nel carcere di Santa Maria Capua Vetere, Caserta, scoppia una protesta “per non morire come topi”, come ha dichiarato un detenuto, anche alla luce della scoperta di tre positivi al COVID-19.
Nella notte arriva la ripercussione delle guardie: 100 agenti in assetto antisommossa svegliano i detenuti di soprassalto e li piacchiano selvaggiamente. Le comunicazioni e le videochiamate vengono bloccate ma la notizia riesce ad uscire e un gruppo di parenti si riunisce davanti alla casa circondariale per sapere lo stato di salute dei propri cari. Appena iniziano a uscire alcuni detenuti, sono evidenti sul loro corpo i segni di una mattanza.
Qui vi riportiamo le parole di un parente che ha deciso di telefonare a RadioBlakout ed esprimere le sue preoccupazioni e la sua rabbia.