Soddisfazioni
20 novembre. Sventato un pericoloso blitz del ministro Mariastella Gelmini a Torino, grazie all’impegno di un gruppone di studenti. Universitari e medi assieme: non le folle oceaniche delle mobilitazioni dell’anno scorso e neanche le folle meno oceaniche di quelle di quest’anno. Neanche un centinaio di contestatori, ma ben divisi e soprattutto svelti.
Del resto la notizia della visita del Ministro era arrivata solo ieri, e abbastanza in sordina. Si era saputo che sarebbe andata ad intitolare il liceo Darwin di Rivoli a Vito Scafidi, e che poi sarebbe arrivata in città: ma non si sapeva esattamente dove, e neanche quali sarebbero stati gli orari esatti dei suoi spostamenti. Una visita lampo e un po’ misteriosa: evidentemente la Gelmini non aveva alcuna voglia di essere contestata – come le succede da più di un anno ovunque lei vada – e aveva preso le sue precauzioni. Non abbastanza, evidentemente, perché i contestatori torinesi non si sono affatto scoraggiati e, nel primo pomeriggio di oggi, sono partiti alla sua caccia in giro per la città.
Intanto una cinquantina di liceali si sono messi a presidiare piazza Castello, che non si sa mai. Un’altra trentina di ragazzi, invece, da Palazzo Nuovo si sono diretti verso il Miur: alcune voci dicevano che il Ministro sarebbe partito di lì per il suo giro torinese. Al Miur, però, non c’è proprio aria di ministro in visita, e non ci sono neanche poliziotti a far la guardia. I contestatori ne approfittano per occupare l’edificio e scovare un funzionario che riveli qualche dettaglio in più sugli spostamenti dell’ospite sgradito. Intanto però arrivano i Carabinieri, ne nasce uno spingi-spingi, un militare perde per l’agitazione il cappello dalla testa e del sangue dal naso. Dopo una ventina di minuti, i ragazzi abbandonano Carabinieri e Miur: una delle giovani vedette che percorrono la città alla ricerca della Gelmini li ha avvisati che c’è uno strano movimento di fronte alla sede del Pdl in corso Vittorio Emanuele. Giornalisti, politici, uomini della Digos sono lì al portone e sembrano aspettare qualcosa, o qualcuno. Gli studenti sono oramai una cinquantina, attraversano velocemente la città in corteo e, arrivati in corso Vittorio, fanno quello che nessuno si sarebbe mai aspettato: provare ad aspettare la Gelmini a casa sua, dentro alla sede del suo partito. Ne nasce un pandemonio: alcuni dei bei nomi del Pdl piemontese – tra questi Ghiglia, Ravello, Ghigo e Malan – provano a respingere l’assalto ma vengono travolti. Nel parapiglia Ravello si incespica e scompare dentro ad uno striscione, poi si libera a fatica e parte a testa bassa contro gli studenti; Ghiglia si inciampa, casca, si sfila la cinghia dai calzoni e la fa rotoeare. “Io non vi picchio, vi sciolgo nell’acido”, ringhia ai contestatori. La Digos non sa bene che fare: ancora una volta è stata presa in castagna. Solo dopo qualche minuto arriva la Celere, che libera scale ed androne a forza di manganellate. Due tre cariche, fino a che gli studenti non vengono respinti sul marciapiede, in mezzo ai tavolini del bar sotto ai portici.
Ravello dice di essere ferito, e si fa portare al Pronto soccorso. Alcuni studenti pure, e finiranno al Pronto soccorso qualche ora dopo. Una ventina di minuti ancora in corso Vittorio, e poi gli studenti riprendono la caccia e si dirigono verso via Lagrange. Ma basta una fermata ancora a vuoto per capire che il Ministro ha annusato che tira una brutta aria e che a Torino è meglio non farsi proprio vedere. Una bella soddisfazione.
Ascolta l’audio raccolto da Radio Blackout:
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