Prove di forza
La Questura di Torino decide di mostrare i muscoli, e si imbarca nell’ambizioso progetto di effettuare una doppietta: lo sgombero di due case occupate in un colpo solo. Un passo avanti in vista della soluzione finale tanto desiderata dall’asse Chiamparino-Lega-Pdl. Cominciano all’alba, e cominciano dalle più giovani, Cà Neira prima, L’Ostile subito dopo. Ma qui incontrano la prima resistenza della giornata: sei occupanti riescono ad arrampicarsi sul tetto per non essere sgomberati. Ci rimarranno 15 ore. Da subito cominciano ad accorrere i solidali, che diventeranno più di un centinaio prima di sera, tra compagni e abitanti del quartiere. Una donna porta un lenzuolo e chiede di scriverci “Forza raga’ il quartiere è con voi.” Comunque, la mattina e il primo pomeriggio passano tranquilli. Ci sono i pompieri, ma sono distanti, e sembra che la polizia non voglia forzare più di tanto la situazione. Sperano in una rapida capitolazione degli occupanti, ma si sbagliano.
Nel frattempo, dall’altra parte della città gli sgomberati di Cà Neira occupano l’ex Cinema Zeta vicino a piazza Moncenisio. La polizia arriva in forze e prova subito a sgomberare. Gli occupanti stavolta salgono sul tetto, in quattro, ma dopo un po’ vengono portati in Questura. Saranno denunciati e rilasciati in serata.Non passa molto tempo, e la polizia tenta lo sgombero anche dell’Ostile. Quando il camion dei pompieri inizia a fare manovra, i solidali cercano di mettersi in mezzo e vengono caricati. Nel parapiglia, ci finisce di mezzo anche una donna sui cinquant’anni che passava di lì. Viene travolta dai celerini, presa a calci e manganellata. La donna, sotto shock, viene soccorsa dai manifestanti e portata al sicuro.
Ascolta il racconto della donna pestata “per sbaglio”
[audio:https://macerie.org/wp-content/uploads/2009/12/la_polizia_bastona_una_donna.mp3]Quando il presidio si dota di un impianto audio che trasmette Radio Blackout, e in particolare una diretta che racconta a tutti l’increscioso incidente della prima carica, la polizia risponde attaccando violentemente il presidio. E qui tutti si danno da fare, i pompieri per primi, che innaffiano l’impianto coi loro idranti e portano via il generatore. La polizia spara diversi lacrimogeni, spingendo il presidio verso sud. Negli scontri, due persone vengono fermate e portate in questura. Anche loro saranno rilasciati in serata. Il presidio arretra e si trasforma in un corteo selvaggio in cui vengono rovesciati e incendiati cassonetti lungo corso Giulio Cesare, corso Novara, piazza Crispi, dove i manifestanti si attestano nuovamente in presidio, fronteggiando la polizia. Lungo il percorso, diversi abitanti del quartiere si uniscono al corteo. Testimoni raccontano ad esempio di un gruppo di ragazzi che esce da un portone, incendia un bidone e scherza coi manifestanti; un gigante africano impartisce lezioni di tattica militare ai compagni prima di unirsi al corteo; un giovane maghrebino dice ai suoi amici che lo invitavano ad andarsene: “No, no! io voglio restare con loro!”
In piazza Crispi la polizia carica altre tre volte, sempre più violentemente, tra lacrimogeni sparati a casaccio (prima lanci troppo lunghi che prendono gruppi di gente che non c’entrava niente, e poi lanci ad “altezza uomo”), cariche, controcariche, petardi, assalti a pompieri di passaggio… alla fine per farla finita i poliziotti caricano direttamente con tre camionette, i famosi “caroselli” che si usavano una volta, fino a quando non si imparò a piantargli un palo tra le ruote… Durante queste cariche tre o quattro compagni vengono pestati duramente e fermati. Due di loro saranno portati in ospedale, una compagna con un braccio ingessato, un compagno con la faccia e il corpo tumefatti.
Contemporaneamente, la polizia riesce a salire sul tetto dell’Ostile e porta via gli occupanti. Anche loro saranno portati in Questura, e rilasciati in serata. Nelle mani della polizia rimangono quindi, a quanto ne sappiamo, i manifestanti fermati in piazza Crispi. Avendoli pestati con violenza, non è da escludere che li arrestino con le solite accuse di resistenza e lesioni. Nelle prossime ore ne sapremo qualcosa di più. Per ora, annotiamo che se l’inziativa della Questura voleva far assaggiare a tutti la sua forza militare, ebbene, ha anche avuto l’indubbio merito di provare la forza morale del movimento, e di rilanciare le prossime iniziative. Che, vi ricordiamo, sono
- Venerdì 11 dicembre, concerto contro sgomberi e repressione, dalle ore 17.00 in piazza Vittorio
- Sabato 19 dicembre, corteo contro sgomberi e repressione, alle ore 14.00 dalla stazione di Porta Susa
Leggi anche questi racconti della giornata:
- La lunga resistenza, da informa-azione
- Cariche, lacrimogeni e idranti per “garantire” 2 sgomberi, da infoaut
- Cronache e audio della giornata e durante le cariche da Radio Blackout 105.250Fm
Aggiornamento 11 dicembre. Alla mattina lo spettacolo attorno a l’Ostile è desolante. I questurini, in botta dura, hanno approfittato del bailamme per danneggiare sistematicamente i furgoni e le macchine degli occupanti parcheggiate in strada: parabrezza sfondati e gomme squarciate. Arrivano anche le ultime notizie della nottata, e sono buone solo per metà. I fermati sono stati tutti rilasciati, è vero, ma non stanno tutti bene: una compagna ha una mano ingessata e un compagno la faccia fracassata dal calcio di una guardia, e si teme per l’integrità del suo occhio. Improvvisamente, però, una sorpresa: poco prima dell’alba all’Ostile si apre una porta alle spalle del cordone della Celere. Ne spuntano fuori due compagni che, beffati i controlli della polizia, erano riusciti a rimanere dentro lo stabile di nascosto e a resistere a 22 ore di assedio. Nel vederli venire fuori, così, tranquillamente, gli agenti rimangono basiti: di fronte a gente tanto determinata, la Questura e il Municipio avranno ancora un bel po’ di filo da torcere…