Sfratti a sorpresa
Non si ferma la rincorsa dei padroni della città, lanciatissimi (e bene armati) contro la resistenza agli sfratti a Torino. Dopo lo sfratto anticipato in via Renier e quello fuori orario in via Gaglianico nel mese di marzo in zona San Paolo; i due picchetti sfondati a San Salvario e alle Vallette ad aprile; l’ondata di sgomberi di aprile-maggio (l’appartamento Atc di corso Racconigi e le palazzine di via Foggia e via Aosta); il nuovo arresto di Marianna; i trucchetti con gli accampati di piazza Palazzo di Città – la polizia è ancora all’attacco, con due sfratti a sorpresa in Barriera di Milano e in Aurora.
Le camionette arrivano intorno alle otto e mezza in via Lombardore e una mezz’oretta dopo in via Pesaro. Nel primo caso si trattava di uno sfratto sospeso, vale a dire di una procedura di sfratto che l’ufficiale giudiziario aveva interrotto due mesi fa per evitare di affrontare il picchetto, nel secondo invece di uno sfratto previsto per luglio e anticipato per dribblare la resistenza. Nel giro di una ventina di minuti, dove via Lombardore confluisce in corso Novara si radunano una trentina di solidali. Tentano la mossa di bloccare i pompieri, ma sono troppo pochi per riuscirci per davvero; fanno baccano, spiegano la situazione al megafono, danno sostegno da lontano a chi è in casa, oltre i cordoni, con la porta oramai sfondata dai poliziotti. I vigili del fuoco montano la scala in mezzo alla strada bloccata, poi entrano nel cortile per collaborare all’attacco. Ma un gruppetto di loro rimane in disparte su corso Novara, e assicura di non aver nessuna intenzione di partecipare all’operazione. Non va loro giù di dover buttare in strada una coppia, per di più con un bambino piccolo: «Non tutti i colleghi la pensano come noi, però».
I solidali diventano presto una cinquantina: troppo pochi per pensare di premere sullo schieramento di polizia ma abbastanza per un piccolo corteo. Si fa il giro dell’isolato, da corso Giulio a corso Palermo a contar le camionette che chiudono le viuzze, poi si ritorna al punto di partenza e poi si prosegue ancora verso lo sfratto di via Pesaro – con le camionette che seguono a distanza. In via Pesaro la situazione è identica, con i celerini già schierati. Anche qui non c’è molto altro da fare che bloccare il traffico e fare il giro dell’isolato per farsi sentire da dentro. Qui, nonostante la porta sia già sfondata, la famiglia è più determinata a resistere, tanto che l’inquilino viene ammanettato e sua madre pure ne esce con qualche graffio. I due, tra l’altro, han pure trovato una nuova casa e tra poco si sarebbero trasferiti con le buone: ma il padrone, che possiede tutto il palazzo, è inflessibile e li vuole fuori subito e con le cattive. Polizia e ufficiale lo accontentano.
Alla fine arrivano pure i servizi sociali: alla famiglia di via Lombardore propongono ospitalità solo per il bambino, offerta gentilmente declinata. Anche la famiglia di via Pesaro decide di fare da sé. Ora sono tutti nelle case occupate di Barriera e di Aurora, ospiti di chi ha lottato in questi mesi insieme a loro. Perché chi resiste, alla fine, solo non rimane.