Resistenze, disturbi e altro ancora
Giovedì scorso un ragazzo marocchino rinchiuso nel Cie di Torino è salito sul tetto per protesta e ci è rimasto per un po’. Vorrebbe essere espulso ma continuano a ripetergli che deve aspettare e allora lui, evidentemente stufo di farlo, ha deciso di farsi sentire: si è arrampicato sul tetto dell’ospedaletto, dove si trovava in quel momento in seguito ad un violento pestaggio subito qualche giorno prima da parte di alcuni agenti della Guardia di Finanza.
Questo racconto ve lo proponiamo direttamente attraverso la sua voce:
[audio:https://macerie.org/wp-content/uploads/2015/10/cie-torino-tetto.mp3]
Vi invitiamo ad ascoltare un’altra intervista ad un altro recluso che, tra le altre cose, racconta di una resistenza all’espulsione sull’aereo riuscita, di quanto facciano schifo i Cie, e di nuovo dello scotch e della coperta:
[audio:https://macerie.org/wp-content/uploads/2015/10/cie-torino-scotch.mp3]E proprio lo stesso giorno in cui il ragazzo è salito sul tetto del Cie per protesta, qualche nemico delle espulsioni è andato in visita al campus universitario Einaudi. Il motivo? La presentazione del “Dossier statistico immigrazione 2015” del Centro Idos cui era stata invitata l’Assessore regionale all’immigrazione Monica Cerutti del partito Sinistra Ecologia Libertà.
In questi anni l’assessore, insieme ai suoi amici arcobaleno, ha preso più volte parola nel dibattito pubblico criticando i Cie nel definirli “anticostituzionali”, raccontando delle sue visite dentro corso Brunelleschi, condannando la mancanza di “umanità” di questi luoghi di reclusione… dimenticandosi però di dire di come siano stati attuali pezzi grossi del suo partito a far aprire i Centri diciassette anni fa. E che comunque oggi lei sta in una Giunta guidata dalla stessa gente che i Centri ha deciso di non chiuderli quando sembravano al lumicino, e che anzi ora li sta ristrutturando e riaprendo uno ad uno.
Proprio per rinfrescare tali lapsus, così cari ai politici di sinistra, e per riproporre un po’ di quella realtà che tante volte si perde, sommersa com’è da dati e statistiche, quei nemici delle espulsioni hanno deciso di movimentare per qualche minuto il dibattito: un intervento, uno striscione e qualche coro, poi il gruppetto toglie il disturbo, non prima di aver reso l’ambiente un po’ più maleodorante di quanto già non fosse.
E mentre la Digos accorreva al campus per indagare sul fatto, i solidali si sono mossi svelti verso il Cie per salutare i reclusi: dieci minuti di urla e botti molto apprezzati dai ragazzi dentro, meno dalle pattuglie di polizia accorse sul posto che sono poi riuscite a fermare qualcuno da denunciare per “accensione pericolose”.
E già che siamo in argomento facciamo un salto in Puglia, regione governata fino all’altroieri proprio dal capufficio della Cerutti. Nell’appena riaperto Cie di Brindisi Restinco, ieri alcuni solidali sono andati a salutare i reclusi con urla e petardi. Dopo il saluto la polizia è riuscita a fermare una quindicina di persone che sono poi state portate in Questura. Dentro alla struttura, invece, i reclusi non sono tornati al tedio della reclusione ma hanno scatenato una protesta: lancio di spazzatura in sezione, battiture, grida e uno sciopero della fame, quest’ultimo ancora in corso.
Per chiudere vi segnaliamo novità importanti che riguardano il cambio di destinazione d’uso del Cara di Bari. Secondo i piani del Viminale così com’è il Cara non serve più a molto, nonostante l’alto numero di persone che può contenere – sono settecentoquaranta infatti i posti disponibili. Le direttive Ue parlano chiaro: bisogna istituire Hub e Hotspot e così Bari Palese dovrebbe diventare un Hub con funzione regionale mentre altri Cara e Cie soprattutto tra quelli sparsi sulla frontiera mediterranea dovrebbero essere riconvertiti, il prima possibile, in Hotspot.