L’occupazione della “pantera”
In via Baltea ancora non si era formato il picchetto contro lo sfratto, che già l’avvocatessa del padrone di casa e l’ufficiale giudiziario erano alla porta. Lo sfrattando, che già da qualche mese si organizza con solidali e altri che rischiano a breve di finire per strada, anche stamane voleva resistere. Colto di sorpresa dall’arrivo già intorno alle 8 dei due, ha aperto la porta; una distrazione rispetto a ciò che si dovrebbe fare per tutelarsi quando si è sotto sfratto.
La vera situazione atipica doveva però ancora venire: l’avvocatessa, presa dall’impeto di una missione più che dalla misuratezza di una prestazione lavorativa, entra nell’appartamento e non ne vuole più uscire. Nel mentre il gruppo di solidali sotto si forma e si rinfoltisce; arrivano in poco tempo anche una volante blu e quella grigia in borghese che stavolta si limitano a una supervisione silente.
A nulla servono invece le parole dell’ufficiale giudiziario. Sceso in strada, la invita un po’, burlandosi di lei, a raggiungerlo per risolvere tutto secondo l’iter di legge, il ricorso all’incidente di esecuzione. Ma niente da fare, la pasionaria del foro se ne sta imperterrita affacciata alla finestra, a dire di voler fare “un’occupazione al contrario” per difendere la proprietà e ottenere l’esecuzione in giornata.
Per oltre un’ora è stata dentro alla casa, finché arresa alla realtà, è dovuta scendere e accettare la sospensione che l’ufficiale già compilava.
Già durante il primo accesso nella procedura di questo sfratto, in cui si riuscì a strappare un rinvio, ai partecipanti al picchetto era capitato di avere a che fare con la signora. Anche in quella mattinata non trattenne le sue, a quanto pare solite, castronerie: “Ma cosa credete, di esservi inventati qualcosa con queste resistenze? Io le facevo ben prima di voi, all’università, quando facevo parte della Pantera!”. Ha memorizzato bene i tempi in cui per un qualche spirito gregario spacciava un po’ di Altermondialismo, non altrettando ricordava che il picchetto non è certo nato nei suoi ruggenti 90s. Ma ancor meno ricordava quel giorno, quando l’ufficiale glielo aveva annoverato come possibile soluzione, dell’esistenza della sospensione prevista dall’art. 610.
“Ahi ahi ahi, una ripassatina ai codici più che alle istantanee di giovinezza!”, si era sentita dire tra le sghignazzate di sfrattandi e solidali.
Che aggiungere? Una pantera ancora s’aggira per Torino.