Occhiali

9 novembre. È mattina e il presidente della Settima circoscrizione, Pietro Ramasso, chiacchiera con gli agenti della Digos in piazza della Repubblica, all’angolo con via Cottolengo. Con i suoi occhiali da miope sul naso, controlla che la via sia bella deserta, come piace a lui. E la strada in effetti è deserta, presidiata com’è dalle camionette della polizia e dagli alpini (truppe non molto numerose, a dire il vero, ma abbastanza da scoraggiare la gente del mercato). Mentre chiacchiera, un brusìo sale alle sue spalle. C’è confusione, movimento; la gente si addensa, compaiono delle bancarelle, e poi arrivano il pane, la menta, i vestiti: è il mercato di via Cottolengo che rinasce in esilio di qualche metro, all’ombra del Palafucsas. Ramasso se ne accorge, e guarda stupito gli agenti che per tutta risposta gli consigliano la tecnica che hanno elaborato in tutte queste domeniche di tira-e-molla: “quando non c’è più nulla da fare bisogna far finta di non vedere”. Del resto via Cottolengo è deserta, la missione è compiuta – che importa di uno spicchio intero di piazza che si anima abusivamente alle loro spalle, ai margini estremi del territorio della circoscrizione? Gli agenti hanno ragione, chissenefrega. Ad un certo punto, però, si fa tardi e Ramasso si ricorda di un appuntamento in centro, dalle parti del Comune. Fa per voltarsi e ma si rende conto che tra lui e il suo obiettivo si frappongono proprio quelle centinaia di persone che lui deve far finta di non deve vedere: sono lì che discutono, vendono, comprano, urlano, giocano a calcio e disegnano alpini sui muri. Ancora una volta è la lunga esperienza degli uomini della Digos a suggergli la mossa vincente: Ramasso si sfila gli occhiali dal naso poi si volta e, barcollando un po’ a tentoni, se ne va verso il suo appuntamento.