Se Gheddafi fosse su Facebook…
La Lega Nord incita a torturare gli immigrati clandestini? Ma che stupidaggine! Ma quando mai! Tutto falso, inventato di sana pianta. Scemo chi ci ha creduto. L’ormai famosissimo manifesto «Immigrati clandestini: torturali! È legittima difesa» scovato sul profilo Facebook della Lega Nord di Mirano è in realtà una vignetta satirica disegnata da Mauro Biani nel lontano 2004. Resta da capire come sia finita sul sito ufficiale di una sezione della Lega di un piccolo comune in provincia di Venezia. Dopo qualche giorno di imbarazzo, Alberto Semenzato, vicesindaco di Mirano ha ammesso che la pagina è sua, sì, ma quell’immagine gliel’ha messa qualcun altro, sicuramente un malitenzionato, forse qualcuno che gli ha rubato la chiavetta usb in cui custodiva incautamente tutte le sue password. Quindi possiamo tutti dormire sonni tranquilli: tra i leghisti ci sono forse degli idioti smemorati, ma sicuramente nessun potenziale torturatore. O forse no?
Facciamo un passo indietro. Tra le varie dichiarazioni di “dissociazione” dal falso manifesto, ci ha colpito quella di Roberto Cota, capogruppo della Lega Nord alla Camera, segretario del partito in Piemonte e illustre ex “amico” della sezione di Mirano: «L’amicizia su Facebook si dà in buona fede a centinaia di soggetti ogni giorno e non si può in alcun modo essere responsabili delle condotte altrui». Tortura, amicizia e responsabilità, dunque, questi i termini della questione, per quanto possa stridere un discorso simil-etico tra le fauci di un leghista.
A proposito di amicizia, facciamo un passo avanti. Proprio oggi il Presidente del consiglio italiano è tornato in Libia a celebrare con Gheddafi il trattato di amicizia italo-libica, siglato giusto un anno fa a Bengasi. Come tutti sanno, il trattato prevede in soldoni il subappalto alla Libia del “contrasto dell’immigrazione clandestina”diretta verso l’Italia, in cambio del libero accesso dell’Eni allo sfruttamento delle risorse energetiche libiche. Ma lasciamo perdere questi dettagli e andiamo al sodo così come è presentato dalla propaganda di entrambi i regimi: Silvio Berlusconi e la Muammar Gheddafi sono amici, così come amici sono (o erano) Cota e la Lega di Mirano. E cosa c’entra?
Bene. Se c’è qualcuno che ha tutte le carte in regola per dire «Immigrati clandestini: torturali! È legittima difesa», quello è proprio il colonnello Gheddafi, la cui polizia ha recentemente ucciso a colpi di pistola e di coltello almeno venti rifugiati somali che tentavano di fuggire della prigione di Bengasi, frendone gravemente altri cinquanta. Se non è tortura questa… naturalmente per “legittima difesa” delle coste italiane, come sancirebbe qualunque corte di tribunale.
Eccoci dunque alla fine del nostro ragionamento: se Gheddafi fosse su Facebook, allora lui sì che potrebbe affermare che è giusto torturare i clandestini. In fondo si tratta del secondo livello di quell’altro famoso giochino inventato dal figlio di Umberto Bossi. E gli amici di Gheddafi, sempre su Facebook, sarebbero giustamente Silvio Berlusconi, Roberto Maroni, Roberto Cota e la Lega di Mirano, sempre che si ricordino la password. E tutti questi amici, vermi della terra, sono senza dubbio responsabili di tutti gli eccidi, piccoli e grandi, che avvengono sistematicamente in terra libica, italiana, e nel mare che sta in mezzo.
(Per concludere, questa storia del finto manifesto ce ne ricorda un’altra, quella della «solidarietà ai cinque di Verona. Li chiamano naziskin… sono eroi padani!» . Anche allora, Roberto Cota e altri suoi amici si dissociarono dal presunto falso, minacciando querele a destra e a manca. Ne riparleremo alla prima vittima delle ronde. Nel frattempo, sempre a proposito di etica e responsabilità, potete rileggervi Il cuscino di Maroni, Divertiamoci anche noi, Il volto dell’uomo nuovo, La stessa firma e Sorvegliateci i Maroni)