Teoria e pratica della detenzione amministrativa

«Quando sono entrato qui mi hanno detto che dovevo stare tranquillo, che qui ero libero… Ho visto la Croce Rossa e mi sono detto: “meno male, almeno non vedo la polizia intorno”. Invece mi sono sbagliato tanto, mi sono sbagliato tanto a pensare così…

La Croce Rossa mi ha dato un paio di ciabatte, un paio di lenzuola di carta di quelle che si usano sui treni, quelle usa e getta. Mi ha aperto un cancello e… lunghe sbarre, lunghe sbarre alte quattro metri. Tutto a sbarre. Avete presente gli zoo, come sono divisi gli animali? Una gabbia sono negri, una gabbia sono arabi, una gabbia sono del Bangladesh, una gabbia sono indiani, una gabbia sono europei… Da lontano ho visto i militari, e come girano intorno coi mezzi che usano lì in Afghanistan – armati! Subito mi sono reso conto che mi hanno detto una bugia, che non ero libero io: una persona chiusa in una gabbia 16 per 20 non può essere libera, non può essere libera!

Qui non c’è la vita, non si può vivere così: ci danno il vitto solo per tenerci in vita. Sapete come ci sentiamo, sapete come ci sentiamo noi? Persone sequestrate! Una cosa è sentirla – vedete, mi viene la pelle d’oca – e un’altra cosa è trovarsi solo cinque minuti in una gabbia… e no, due mesi, tre mesi, quattro mesi, cinque mesi, sei mesi… E intorno a noi girono militari che sono tornati dall’Afghanistan. Vigili urbani, Polizia, Finanza, Carabinieri, Polizia stradale, militari… tutte le divise abbiamo qua. E in più abbiamo la Croce Rossa: per me il nome della Croce Rossa è infangato, infamato!, perché sotto le divise della Croce Rossa si nascondono gli ex militari. E questo lo posso confermare davanti a tutti, anche davanti al Presidente della Repubblica.

Qui non è come fosse Guantanamo: è Guantanamo. È Guantanamo. È Guantanamo del signor Berlusconi, del signor Bossi, del signor Maroni, del signor Fini, del signor Casini e del signor Calderoli. Noi vogliamo che nostra voce si senta da qua a tutto il mondo come si è sentita per Guantanamo.Trasmettetela e ve ne saremo molto grati: le nostre sofferenze qua non si possono descrivere. Non si possono descrivere, non si possono descrivere…»

Ponte Galeria, Roma, 30 agosto 2009

La teoria e la pratica della “detenzione amministrativa” in undici minuti di intervista:

[audio:https://macerie.org/wp-content/uploads/2009/08/guantanamo-in-italia.mp3]

E poi la testimonianza di un malato terminale che tutti dicono dovrebbe essere libero, ma che è ancora rinchiuso e senza cure:

[audio:https://macerie.org/wp-content/uploads/2009/08/cure-a-ponte-galeria_30-agosto-2009.mp3]

(Sono giornate agitate, queste, a Ponte Galeria. Aumenta la sofferenza ed aumenta la voglia di urlare. Un recluso oggi si è sentito male ed è stato portato via, un altro ha inghiottito due pile e non l’hanno portato in ospedale perché avevano paura che scappasse. Tra l’urlo e la lotta, forse, ancora qualche giorno.)

leggimi in francese…

«Quand je suis arrivé ici, ils m’ont dit que je devais rester tranquille, qu’ici j’étais  libre … J’ai vu la Croix-Rouge et j’ai dit: ” Un moindre mal, au moins je ne vois pas la police autour. ” pourtant je me suis trompé, je me suis beaucoup trompé à penser comme ça …
La Croix-Rouge m’a donné une paire de pantoufles, une paire de drap en papier comme ceux utilisés dans les trains, les jetables. Il m’a ouvert une porte et … longues barres, bars, longue de quatre mètres de haut. Tout à barres. Vous voyez les zoos, comment les animaux sont divisés? Une cage pour les Noirs, une cage pour les Arabes, une cage pour ceux du Bangladesh, une cage pour les Indiens, une cage pour les Européens … De loin, j’ai vu les soldats, et comme ils tournent autour  les moyens qu’ils utilisent là-bas en Afghanistan – armés! Tout à coup, je me suis rendu compte qu’on m’avait menti, que moi je n’étais pas libre : une personne bloquée dans une cage de 16 mètres sur 20 ne peut pas être libre, elle ne peut être libre!
Ici, il n’y a pas de vie, on ne peut pas vivre comme ça: on nous donne seulement de la nourriture pour nous maintenir en vie. Vous savez comment nous nous sentons, vous savez comment on se sent nous? Comme des personnes séquestrées! C’est une chose de l’entendre – vous voyez, j’en ai la chair de poule – et une autre chose de se retrouver ne serait ce que 5 minutes dans une cage … et non, 2 mois, 3 mois, 4 mois, 5 mois, 6 mois … et autour de nous patrouillent les militaires qui reviennent d’Afghanistan. Police municipale, police nationale, gardes des finances, gendarmerie, police de la circulation, militaires …  on a tous les uniformes ici. Et en plus nous avons la Croix-Rouge: pour moi, le nom de la Croix-Rouge est souillé, déshonoré!, Parce que sous les uniformes de la Croix-Rouge se cachent les ex militaires. Et cela, je peux confirmer devant tout le monde, aussi devant le Président de la République.
Ici ce n’est pas comme était  Guantanamo: c’est Guantanamo. C’est le Guantanamo de Monsieur Berlusconi, de Monsieur Bossi, de Monsieur Maroni, de monsieur Fini, de Monsieur  Casini, et de Monsieur Calderoli. Nous voulons que nos voix soient entendues dans le monde entier comme elles se sont faites entendre pour Guantanamo. Transmettez les et nous vous en serons très reconnaissants: nos souffrances ici ne peuvent pas être décrites. On ne peut pas décrire, on ne peut pas décrire … »

Ponte Galeria, Rome, le 30 août 2009