Con la Celere in giardino
Ma chi ha vinto, al contest di graffiti che si è svolto in corso Vercelli sabato scorso?
Senza dubbio l’autore della scritta che segue, che è riuscito a far schierare la celere dentro ai giardinetti di corso Vercelli, in mezzo ai bambini, alle mamme, alla gente sulle panchine e ai cani a passeggio. E già, perché i solerti funzionari dell’ufficio politico della Questura, dopo una attenta analisi e una quindicina di telefonate ai superiori hanno temuto che accanto alle tre parole «ministro», «dell’» e «interno» l’estroso writer fosse in animo di aggiungerne una quarta più scurrile o fantasiosa. Del resto, questa dell’insulto a un certo ministro è pratica abbastanza diffusa in quartiere tanto che giusto dietro l’angolo da alcune settimane il suo nome è seguito da un bel «puzzone razzista» scritto a lettere cubitali.
E così: venti celerini schierati tra le aiuole con davanti gli uomini della Digos che promettono grane immediate se si «continuerà quella scritta». Peccato però che la scritta era già sostanzialmente conclusa: non abituati alle grafie giovanili, i funzionari di Questura avevano preso per “t” una “f” e non avevano capito che a Maroni gli si dava del «ministro dell’Inferno» e nulla più.
E così dopo un po’ la Celere si ritira e tra la pista da skate e le altalene rimangono di nuovo solo i funzionari, che passano le ore successive a decriptare i muri e a telefonare ai superiori, probabilmente preoccupati per le misere polemiche che aveva preceduto l’iniziativa.