Il grande flop
Venezia, 27 maggio 2011 – E’ come precipitare nel buco nero dell’ozono o muoversi in una sorta di nebulosa dove l’interpretazione di leggi, leggine e codicilli intasa il lavoro di Questure, Carabinieri, Finanza, Comuni, Prefetture, Capitanerie di Porto. Mentre ci si accapiglia sull’ospitalità di qualche centinaio di profughi in fuga dal Nord Africa, si dimentica lo scandalo delle migliaia di espulsioni non effettuate dei migranti irregolari: è un grande bluff, un gigantesco flop. L’Italia infatti è ultima in Europa per numero di espulsioni «realmente» effettuate di stranieri irregolari (3 su 10) mentre Spagna, Francia e Germania viaggiano a livelli da record: 8 su 10. A livello nazionale, il Veneto è quarto per numero di espulsioni dopo Sicilia, Lombardia e Campania. Eppure (r)esistono troppi limiti nell’attuale legislazione sulle espulsioni. A Nordest si è passati dai 25mila stranieri regolari residenti nel 1991 agli oltre mezzo milione di oggi.
Oscilla di più la realtà degli irregolari: secondo i dati Ismu, oggi la quota di migranti irregolari in Veneto si aggira tra i 55mila e i 90mila. Ma si stima che solo un 10 per cento siano realmente espulsi da Nordest: il numero oscilla tra i 4 e i 6mila l’anno. Di più. Nella quota degli irregolari vanno anche considerati i 23.954 stranieri (dei 300mila a livello nazionale) che grazie all’ultimo decreto flussi, hanno presentato in Veneto domanda di regolarizzazione: è l’esercito di colf, badanti e baby sitter. Ufficialmente «clandestini» da espellere, di fatto figure ormai insostituibili nel welfare alla veneta. Solo un 30% otterrà la regolarizzazione, il restante 70% andrà ad ingrossare le fila dei lavoratori in nero, dunque «clandestini».
Da non trascurare anche i quasi 35mila stranieri nelle liste di disoccupazione regionali: almeno il 30 per cento ha il permesso di soggiorno scaduto. Materia incandescente, l’espulsione dei migranti irregolari. L’ultimo stop è arrivato dall’Unione Europea che ha bocciato il reato di clandestinità fortissimamente voluto dalla Lega e dal ministro dell’Interno Roberto Maroni con la legge 94 del 15 luglio 2009. In primopiano, i limiti di una legislazione italiana ormai datata e il paradosso di un’Europa dei 27 che ancora non dispone di un unico testo di riferimento sia sulla gestione dei flussi che sul fronte delle espulsioni. In mezzo secolo, sull’immigrazione, l’Italia ha prodotto tre leggi diverse (Martelli, Turco-Napolitano e Bossi-Fini) ai quali si aggiunge il recente articolo 14 del testo unico sull’immigrazione, lo stesso duramente contestato dall’opposizione per i criteri di discrezionalità nelle espulsioni. Paradossalmente, sia la Bossi- Fini che l’ultimo decreto, fissano più i paletti per non espellere i migranti irregolari che le norme per espellerli. Infatti, secondo il ministero, gli stranieri non possono essere espulsi se occorre prestare loro soccorso, compiere accertamenti sulla loro identità e se non è disponibile un mezzo di trasporto idoneo per accompagnarli (avete letto bene).
Sono tutte situazioni «sfruttate» al massimo dagli irregolari per trattenersi sul territorio italiano e poi far perdere le proprie tracce. Il flop delle espulsioni raggiunge l’apice con l’ingresso degli irregolari in uno dei 10 Cie (Centri d’identificazione ed espulsione) presenti in Italia, strutture dalle quali i «clandestini» andrebbero ufficialmente allontanati dall’Italia. Il termine massimo di permanenza in questi centri è di 60 giorni (30 più altri 30 su richiesta del questore e conseguente provvedimento di proroga del magistrato). Anche qui il Veneto paga pegno più volte. Intanto è una delle regioni più «isolate»: i Cie più vicini sono quelli di Gradisca d’Izonzo (136 posti), Bologna (95 posti) e Milano (84 posti). Accompagnare i migranti irregolari in uno di questi centri, significa costi di gestione elevatissimi per lo stato e dunque anche per il Veneto: dalle spese (e dai mezzi) di trasporto necessari per accompagnare gli irregolari, alle diarie delle forze dell’ordine alla disponibilità ricettiva reale nelle strutture. Da anni si discute della realizzazione di un Cie anche in Veneto, ma una decisione ancora non c’è. L’unica nota in controtendenza sulle espulsioni è recente: dopo l’accordo fra Italia e Tunisia, i migranti sbarcati a Lampedusa che non hanno lo status di profugo o rifugiato, in 72 ore sono espulsi con tanto di accompagnato coatto sui voli charter. E’ un’anomalia, non v’illudete. Il Governo Berlusconi per ottenere queste espulsioni veloci ha dovuto mettere mano al portafoglio e versare a Tunisi 10 milioni di euro.
(Corriere della sera)