L’importante è partecipare/2
Cosa ci fanno, seduti nella stessa sala, due sindaci, alcuni giovani alternativi con velleità artistiche e uno degli squatter più in vista della città? Non è una barzelletta, anche se la situazione dev’essere stata di una certa comicità.
Incominciamo dai primi cittadini, Chiara Appendino e Luigi di Magistris, che dopo essere apparsi e scomparsi più volte in pochi giorni dai manifesti d’indizione dell’iniziativa, hanno infine deciso di partecipare al dibattito sull’Uso civico dei Beni Comuni, che si è tenuto lunedì sera nei locali della Cavallerizza Reale. Avranno valutato che l’incontro era comunque un buon palcoscenico in vista delle elezioni che si avvicinano e si saranno convinti, a ragione, che l’incertezza sulla loro presenza avrebbe scompaginato i piani di potenziali contestatori.
La platea degli artisti dev’essere andata in solluchero, una volta saputo che a far pubblicità al loro Bene Comune sarebbero stati direttamente i boss e non qualche loro anonimo portaborse.
E il teorico della Bellavita? Immaginiamo quale acuta orticaria possa essere venuta a uno dei guardiani del tempio dell’Occupazione, nel sapere che la sacralità di uno stabile occupato potesse venir violato da due sindaci, uno dei quali resosi per di più reo dello sgombero del Fenix.
«Siete come il Pd» ha rimproverato alla Giunta pentastellata, accusandola per lo sgombero della Fenice dei Giardini Reali e per quelli, finora solo annunciati, dell’Asilo di via Alessandria 12 e dell’ex-Moi. A partire dalla notevole intuizione che i sindaci sono un po’ tutti uguali, indipendentemente dallo schieramento politico che li porta ad accomodarsi in poltrona, è finito però col concludere che anche le occupazioni, pardon le Occupazioni, siano un po’ tutte uguali. Non una pratica utile a diversi scopi e progetti, quella dell’occupare, ma un fine in sé. Cavallerizza, Fenix, Asilo Occupato, Ex-Moi … non importa che servano a strapparsi una casa con le unghie, a organizzare lotte in quartiere, a promuovere la bellavita o ad ospitare una plenaria di sindaci e politicanti. Un mondo diviso, quello che ha in testa il guru degli squatter, non in classi, tra sfruttati e sfruttatori o tra inclusi ed esclusi. Ma tra chi occupa e chi no.
La serata si è comunque svolta con toni pacati e senza tensioni. Un modo di fare apprezzato anche dal sindaco di Torino che ha tenuto a rimarcare l’importanza del diritto di critica, chiarendo però che il bon ton e le buone intenzioni sono gradite ma non bastano: per evitare lo sgombero e avere qualche chance di tenersi un posto è necessario intraprendere un percorso come quello scelto in via Verdi 9. Complementari a queste considerazioni, quelle del sindaco partenopeo, che ha ripetuto uno dei mantra di Potere al Popolo, secondo il quale le lotte sociali, per essere efficaci, devono avere una sponda istituzionale. Ci sembra inutile controbattere che, specie di questi tempi, siano piuttosto aspiranti parlamentari come quelli del sinistro carrozzone di cui sopra, a dover cercare una qualche legittimazione, che ce ne vuole, “accollandosi” alle esperienze di lotta reali.
In ogni caso, il messaggio che arriva da due illustri figure legate al M5S e P. al P. è chiaro: “Siamo ben disposti a offrire qualcosa, nel limite naturalmente delle nostre possibilità, a chi ci sostiene, in base naturalmente a quanto possiamo giovarci da questo sostegno”. Chi c’è c’è, chi non c’è non c’è; chi è Stato è Stato e chi è Stato non è.