All’ombra del cavalcavia

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Oggi, all’ombra del cavalcavia, oltre le reti arancioni dei cantieri sospesi, al 252 di corso Grosseto, si sono parcheggiate 3 volanti della polizia. Avevano un appuntamento con un ufficiale giudiziario, un’avvocatessa e un fabbro. I personaggi adatti per eseguire uno sfratto, per la precisione uno sfratto a sorpresa.

All’interno dell’alloggio minacciato vivono una donna e sua figlia, che ormai da tempo hanno deciso di organizzarsi assieme ad altri e provare a tenersi più a lungo possibile un tetto sopra la testa.

L’incursione dei poliziotti è avvenuta alle 11:30. «Vuole uscire fuori libera e tranquilla o venire con noi?»,«O apre lei con le chiavi o apre il signore, il fabbro – la situazione non cambia», queste alcune delle frasi pronunciate, con nonchalance, da qualche sudicio poliziotto sicuro del proprio potere. Frasi registrate in una telefonata per avvertire della minaccia piombatagli in casa, qualcuno conosciuto nella resistenza davanti ad altri portoni. L’ultima chiamata prima che il suo cellulare venisse scaraventato a terra, mentre i poliziotti le stringevano le mani al collo e le immobilizzavano le braccia dietro la schiena.

In casa si trovava anche un’amica ospite, con cui si condividevano spazi e spese per provare a cavarsela nelle ristrettezze. Un’amica clandestina, una donna senza documenti. Una volta conclusa la procedura di sgombero, con i bagagli già sull’uscio, è iniziata quindi un’altra operazione di polizia. L’amica dopo aver temporeggiato, in mezzo a insulti e lamenti di alcuni solidali contro i poliziotti, è stata spinta in auto e portata in Questura. Nella saletta della scientifica, alla macchina delle impronte. Nel primo pomeriggio è stata rilasciata con un foglio d’espulsione.

L’attacco contro chi non ce la fa a stare al passo con le norme, i ritmi e i pagamenti è brutale, alla violenza dello sgombero si aggiunge in questo caso anche quella fisica. Infine, dove la polizia riesce a incunearsi, controlla e divelle ogni precaria tranquillità.