Le vie infinite dell’Habeas Corpus
Qualche mese fa, Camille, compagna sottoposta a lungo a firma quotidiana, ha deciso di partire e sottrarsi all’onere di presentarsi tutti i giorni dalla polizia. Ieri è stata fermata per un controllo, apparentemente “casuale”, a Porta Susa da due agenti della Digos ed è stata arrestata e condotta alle Vallette.
Cosa c’è di strano?
Per la violazione dell’obbligo di firme era stato disposto l’arresto di Cam a giugno, ma quella misura cautelare per lei e per altri compagni era stata tolta a luglio. A questo punto verrebbe da pensare che la polizia non fosse al corrente che la misura originaria fosse caduta e di conseguenza anche l’aggravamento.
Stamattina infatti l’avvocato ha presentato un’istanza di scarcerazione per lei, con la convinzione che la sua liberazione fosse questione di ore.
E invece no. La giudice ha impugnato la scarcerazione e, nonostante quello che dicono gli stessi schifosi manuali di diritto, ha fatto capire di volerla tenerla in carcere perché il carcere se lo merita.
Del Tribunale torinese non c’è più nulla che stupisca, ma il concetto giuridico di meritare il carcere al di là di un fatto illecito scatenante mancava al nostro piccolo armamentario di conoscenze.
Aggiornamento: dopo due giorni di carcere Cam è stata scarcerata con obbligo di presentarsi quotidianamente a firmare.