La sfida
Silvia e Anna sono arrivate al ventiquattresimo giorno di sciopero della fame. Insieme a loro continuano a non mangiare anche Alfredo e Marco, nonostante il primo abbia perso 15 chili e il secondo debba fare delle flebo per reintegrare gli zuccheri.
Dopo la salita sulla gru e l’occupazione del Municipio de L’Aquila, la notizia dello sciopero delle compagne ha riverberato in tutta la zona abruzzese e i giornalisti si sono messi a scrivere articoli sulla situazione nel carcere di Costarelle, a pubblicare report sugli istituti della regione, mentre qualche politico si è risvegliato dal suo torpore all’improvviso e qualcun altro si è prodigato alla ricerca di un garante dei detenuti perso per strada, che a quanto pare molto semplicemente … non c’è. Certo a poco serve affidarsi alle parole e alle attenzioni di questi figuri, che appena devono rendere conto sospinti da eventi che non possono più essere taciuti, si ripuliscono faccia e distintivo. Dentro le mura del carcere la direttrice si è recata due volte nella sezione delle scioperanti, dicendo di far a sua volta pressione affinché le cose mutino, che quella sezione vecchia e fatiscente anche a parer suo dovrebbe essere dismessa. Non è leggenda però che delle parole di uno sbirro, o di una mezza sbirra – in questo caso – non bisogna mai fidarsi. Non c’è da tranquillizzarsi infatti, le decisioni prese dal Dap sembrano andare in direzione contraria.
La mondatura dei detenuti ha fatto sì che Natasha, arrestata il 21 maggio e tradotta nel carcere di Bordeaux, senza posta e senza visite, è stata estradata in Italia, di passaggio nel carcere di Rebibbia, per poi essere trasferita nella sezione As2 de L’Aquila.Al contrario le iniziative messe in campo in giro per le città sono riuscite a raggiungere direttamente Anna e Silvia … e non solo. Ciò che a inizio settimana è successo nel capoluogo abruzzese, ripreso e trasmesso dal TgRegionale, è riuscito a valicare le mura ed essere visto e ascoltato da tutte le altre persone detenute a Costarelle. Ignare fino a quel momento della lotta intrapresa dalle due compagne, come sigillate e ovattate dentro alle loro celle a pochi metri di distanza, pare abbiano deciso anche loro di reagire e mandare un segnale.
Anna e Silvia da inizio settimana sentono quotidianamente una battitura. Il primo rumore è stato quello di una bottiglietta di plastica – gli oggetti di metallo non possono essere tenuti in cella – sbattuta ripetutamente contro le sbarre. Nei giorni seguenti la battitura è diventata più corale e un appuntamento quotidiano. Avviene ogni giorno dalle 12 alle 12:30 ed è sicuramente partecipata da quasi la totalità delle detenute donne, circa la partecipazione dal maschile invece non si hanno ancora notizie precise.
Proprio mentre scriviamo giungono aggiornamenti: Natasha ha formalizzato il suo sciopero della fame, di fatto iniziato già il 18 giugno nel carcere di Rebibbia.
Anna, Silvia e ora anche Natasha continuano determinate nella loro sfida, nonostante i comportamenti di chi amministra i loro corpi e organizza e controlla la reclusione siano impassibili e brutali. Per meglio aver sott’occhio il loro stato di salute le guardie hanno imposto il blindo aperto durante la notte, così la luce del neon entra dritta dritta nella cella e non permette un sonno tranquillo. L’ora di socialità per pranzo è stata ancora una volta negata. Silvia ha ricevuto un nuovo rapporto perché ha fatto una modifica al camping gas per riuscire a reggere in maniera più stabile la moka o le padelle. Il giudice ha permesso a un medico da fuori di entarre per monitorare lo stato di salute di Anna e Silvia ma l’amministrazione continua a rifiutarsi.
Spronate dalla eco di quello che accade fuori non mollano. Diventa sempre più tosto sfidare questo carcere che le segue ovunque, che non ha un angolo buio, che non lascia un momento per tirar il fiato e non stare allerta: guardie che frugano dentro il tabacco prima di recarsi all’aria, guardie che si intrufolano ogni dì in cella per osservare ogni singolo dettaglio. L’invito è di continuare a parlarne, al costo di interrompere la voce di qualche potente sul palco di un evento cittadino o qualche personaggio celebre in tournée. Cogliere questa sfida vuol dire, ora, anche cercare di aumentare l’intensità.
L’appuntamento più “vicino” per ritrovarsi e portare solidarietà è a L’Aquila, per un presidio sotto le mura del carcere, per sostenere Silvia, Anna e Nat e tutti quelli che hanno deciso di battere le sbarre, alla faccia delle guardie che lasciano a malapena respirare.