Giustizieri
Due tossici, nel parcheggio di un ospedale.
Uno si sbraccia in direzione di un’auto in arrivo, indica un posto libero, fornisce ad alta voce qualche indicazione supplementare – «sterza… ancora… ora indietro… ancora… stop!». Cortese ed efficiente, ritira la sua moneta e ringrazia.
L’altro se ne sta in disparte, a leggere il giornale. «Hai visto? Alle fine li hanno presi a quelli lì…»
«Quelli lì» sono i famosi “giustizieri di tossic park”. Beh, “giustizieri” forse è una parola grossa. La loro attività si riduceva a saltare addosso – in dieci, in quindici, la notte – ai tossici isolati che si sbagliavano a passare sul lato sinistro di Corso Giulio Cesare, per poi riempirli di mazzate. In giro si dice che qualche bastonata l’abbiano distribuita anche ad alcuni rom di via Vistrorio, aspettandoli alla fontana.
Questi famosi “giustizieri”, in realtà, fuori dal loro quartiere non se li cagava quasi nessuno. Di teste ne hanno spaccate tante, in un anno e mezzo, ma i giornali e la televisione hanno preferito far finta di nulla. Come anche la gente del quartiere che sapeva e vedeva, ma che è stata zitta – tanto spesso soddisfatta del “valore” dei propri ragazzi. I tossici, da parte loro, che dovevano fare? Si son presi un sacco di botte in silenzio. Gli zingari, poi, a campo bruciato hanno cambiato aria.
E tutti gli antifascisti di cui è colma Torino, dov’erano in questo anno e mezzo? E gli antirazzisti? E gli antiautoritari? E gli antiproibizionisti? E… e noi, insomma, tutti noi, dov’eravamo? Avevamo, come al solito, faccende più urgenti da sbrigare.
Così i poliziotti sono rimasti per un po’ alla finestra, e poi – temendo che i “giustizieri” non lasciassero loro neanche più un solo tossico da menare – hanno fatto un giro di avvisi di garanzia.
Dall’auto scende una vecchia compagna. Lascia una moneta al parcheggiatore, quindi si volta agitando un giornale che ha in mano. Indica il titolo e poi commenta «questi qui oggi bastonano i tossici, e domani giù olio di ricino a noi». E già.