Controlli antifumo

All’alba di sabato 5 aprile un incendio ha gravemente danneggiato il Castello di Moncalieri, sede tra l’altro del comando del battaglione Piemonte dei carabinieri. Ma niente paura, l’incendio ha colpito l’ala sbagliata, e tutti i militari sono rimasti illesi. Merito certo del loro proverbiale acume: secondo Raphael Zanotti, inviato della Stampa, “i carabinieri del Battaglione Piemonte si sono accorti dell’incendio dalle fiamme”. Secondo indiscrezioni non confermate, pare che ci i avrebbero messo un po’ a capire che era inutile prendere a secchiate i loro berretti, e questo spiegherebbe i ritardi dei soccorsi.

Da parte sua, il colonnello Pierfranco Diana, comandante del battaglione, ci tiene ad elogiare l’encomiabile comportamento tenuto dai suoi uomini: “Li ho visti sfidare il pericolo, tra fumo e rischi di crolli, mettendo in salvo arredi, mobili, quadri di inestimabile valore. Con sangue freddo hanno eseguito alla perfezione gli ordini ma anche mettendo parecchio spirito di iniziativa.” Spirito di iniziativa… quadri di inestimabile valore…. quasi quasi viene in mente la storia del maresciallo Arciere e di un altro castello, la Palazzina di Caccia di Stupinigi. Ma questa – come si dice – è un’altra storia…

Nel frattempo, è scoppiata la polemica sui controlli antifumo, che non sarebbero scattati. La cosa più intelligente l’ha detta Johnny, “ragazzo col piercing”, intervistato dalla Stampa: “Nel Castello di Moncalieri abitano i carabinieri da una vita. Vengono a controllare se abbiamo del fumo e poi si lasciano bruciare il castello sotto il naso.” In effetti, tutta questa storia puzza di bruciato.