Clandestini

«Noi non vogliamo multarli. Vogliamo che questi signori smettano di pensare d’essere invisibili sui nostri mezzi. Certo non faremo in tempo a beccarli tutti, questo è matematico, ma l’importante è che qualcuno di loro finisca nella rete. Ma, soprattutto, che si venga a sapere una cosa: non potranno mai più salire indisturbati».

Di cosa parla Giovanni Battista Razelli, direttore generale di Gtt? E con chi ce l’’ha? Chi sono questi “invisibili” che non vuole multare ma solo “beccare”, “disturbare”, terrorizzare? Contrariamente a quanto potrebbe sembrare, il manager non stava parlando dei rastrellamenti che sono stati recentemente segnalati a bordo di alcuni autobus dell’’azienda che dirige: operazioni poliziesche in cui diversi agenti della polizia municipale salgono a bordo del mezzo, dividono le donne dagli uomini, gli italiani dagli stranieri, fanno allineare questi ultimi contro un muro e caricano su appositi autobus con sbarre ai finestrini quelli senza permesso di soggiorno, per portarli via. Lasciandosi andare a frasi piene di odio e di disprezzo come «non ce ne frega niente della vostra carta di identità italiana», «è finita la pacchia», «l’’Italia non è più il Paese delle meraviglie». Il tutto, e questo è forse il lato peggiore della vicenda, tra il plauso generale dei cittadini per bene, soddisfatti di una scena tra il raid nazista e il golpe sudamericano.
No, non parla di tutto questo, il manager della Gtt. La sua compagnia non ha nulla da dire riguardo alla caccia ai clandestini che quotidianamente si svolge sui suoi mezzi, ma che solo fortuitamente ha trovato spazio sulle colonne dei giornali. Nega tutto, la Gtt, limitandosi a dire che in quei giorni non erano previste operazioni di “Linee sicure”, quel programma che prevede il controllo dei mezzi del trasporto pubblico da pattuglie congiunte di controllori e agenti della polizia municipale. Dimenticandosi che quando non sono previste operazioni di “Linee sicure”, sono proprio i suoi solerti “assistenti alla clientela” a chiamare la polizia, quando si imbattono in uno straniero sprovvisto di biglietto, incuranti del fatto che il suo viaggio potrebbe finire al Cpt di corso Brunelleschi, il capolinea per gli indesiderabili in attesa di espulsione.
No, su tutto questo Giovanni Battista Razelli non ha nulla da dire. Per la cronaca, parlava della sperimentazione del nuovo dispositivo elettronico in grado di rilevare la presenza di passeggeri sprovvisti di biglietto. I cosiddetti “abusivi”, gli “scrocconi” o, per meglio dire dei “clandestini” a tutti gli effetti, indipendentemente dalla loro nazionalità. Come si vede, dal momento che sempre più italiani stretti nella morsa della povertà tentano di viaggiare senza obliterare il biglietto, sugli autobus italiani il vecchio slogan “siamo tutti clandestini” assume già un tono diverso. Perché ormai è chiaro che la guerra ai clandestini è solo un piccolo assaggio della guerra contro tutti quanti noi.


(Lunedì 23 giugno, alle 10 del mattino, ci sarà un presidio contro i rastrellamenti sui tram, di fronte alla sede della Gtt di Torino in C.so Turati 19/6. È inutile dirvi che vogliamo vedervi tutti lì puntuali, cari i nostri lettori e i nostri ascoltatori.)

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Contro la Gtt – Contro le espulsioni