Il mistero di Meo Ponte

La settimana prossima, a due mesi esatti dalla sua morte dentro alla gabbia di corso Brunelleschi, sarà depositata dai periti nominati dal tribunale la perizia tossicologica effettuata sul cadavere di Hassan.
Da quel che ci anticipa l’infido Meo Ponte dalle pagine locali de “La Repubblica”, dentro al sangue di Hassan il dottor Bertoni – primario di medicina legale dell´Asl 1 – ci ha trovato del metadone (e si sapeva, glielo somministrava la Croce rossa), degli antibiotici (anche questi forniti dai crocerossini il giorno prima della morte) e poi anche quantità fuori controllo di calmanti di differenti marche e colori. Della presenza di droghe varie nel sangue di Hassan, ora come ora, non se ne parla più: era una di quelle voci che spesso circolano incontrollate nei casi come questo, così, per spaesare i solidali più timidi e moralisti.
Il mistero, secondo l’infido Meo Ponte e secondo Marita Benincasa – responsabile del Cpt per la prefettura -, sarebbe tutto qui: chi glieli forniva i calmanti ad Hassan?
Veramente misterioso, questo mistero di Meo Ponte. Peccato che sono due mesi esatti che i reclusi di corso Brunelleschi urlano (attaccati alle gabbie, dentro ai telefoni e pure ai giornalisti di passaggio) che di calmanti e psicofarmaci ne è pieno il Cpt: psicofarmaci nascosti dentro alla minestra, calmanti offerti a larghe mani per qualsiasi malanno o malumore, forniti con il consenso o con l’inganno, sottobanco oppure ufficialmente.
Insomma, l’unico mistero che permane per davvero a due mesi dalla morte di Hassan è come facciano gli abitanti di questa città a sopportare senza fremere che a pochi metri dalle proprie case Croce rossa e Polizia riempiano di botte e di pasticche gente che fino al giorno prima gli era accanto nelle strade, nei mercati e nei quartieri. E in questo mistero, probabilmente, Meo Ponte ha le proprie responsabilità.

leggi l’articolo di La Repubblica
Cpt, un calmante “concausa” della morte di Nejl