Coi tempi che corrono

I lettori più affezionati si saranno senz’altro accorti che da qualche tempo //macerie (e storie di torino)// viene aggiornato più irregolarmente del solito. E non è di certo un caso che ciò avvenga proprio ora, coi tempi che corrono, in cui ci sarebbero moltissime cose da dire: le mobilitazioni studentesche, i cortei spontanei, gli scioperi dei lavoratori, i blocchi stradali e ferrioviari, la rivolta in Grecia, la rabbia degli stranieri di fronte al massacro nella striscia di Gaza e tante altre storie di lotte e resistenze, individuali o collettive. Davvero un peccato, certo, ma non potrebbe essere altrimenti. Perché i redattori di questo sito non sono giornalisti, né di professione, né dilettanti, e il poco tempo e le poche forze di cui dispongono preferiscono senza dubbio impiegarli per fare, piuttosto che per raccontare.

C’è poco altro da aggiungere. Una tempesta di dimensioni inimmaginabili comincia ad affacciarsi all’orizzonte, tremenda. Ne sentiamo il suono, sordo e grave, ma il suo profilo è ancora confuso, indistinto, offuscato dai bagliori di un mondo in declino e nascosto dalle rovine di una società in frantumi. Già si intravedono i suoi fulmini, prime avvisaglie di una catastrofe epocale che sconvolgerà tutto e tutti, per lasciare dietro di sé solo macerie. I tempi corrono, quindi. Verso dove, ancora non si sa. Verso la Grecia, o verso la Jugoslavia? Verso le banlieue francesi, o verso la striscia di Gaza? Verso il baratro, o verso la libertà? Nessuno lo sa con certezza. Nemmeno i padroni del mondo lo sanno, ma già da tempo si stanno preprarando alla guerra, loro.

E noi? Nessuno, coi tempi che corrono, può permettersi il lusso di perdersi in chiacchiere.