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23 luglio. In mattinata la polizia ha perquisito quindici abitazioni di compagni tra Verona, Trento, Padova, Genova, Venezia, Bergamo, Treviso, Brescia e Torino, sequestrando interi guardaroba di felpe, pantaloni, sciarpe, passamontagna, occhiali e perfino un reggiseno purché di colore rigorosamente nero, nonché mazze, fionde, tronchesi, tirapugni, piedi di porco, petardi, caschi, bombolette spray e ovviamente volantini e personal computer, notificando inoltre undici avvisi di indagine in corso per travisamento e danneggiamento. Ma perché? Perché durante un corteo a Verona il 17 maggio 2008 – dopo la morte, ricorderete, di Nicola Tommasoli, ammazzato di botte da cinque giovani fascisti –  qualche vetrina di banche e agenzie interinali era rimasta danneggiata. A oltre un anno di distanza da quei fatti, più che una risposta ai danneggiamenti, questa operazione sembra la replica – molto tardiva e pure un po’ stitica – della procura di Verona al recente protagonismo dei loro colleghi qui a Torino.