Il volto dell’uomo nuovo
“Nel weekend ho ricevuto 200 messaggi di minacce, e certi giornalisti dovrebbero rendersi conto che, in questo modo, mettono in serio pericolo l’incolumità degli altri” – questo è quanto ha dichiarato Fabio Betti a “La Voce” questa mattina, sconcertato per la cattiva pubblicità che sta circolando in rete e sui giornali della sua piccola azienda informatica, produttrice per l’appunto de “Rimbalza il clandestino”. Non una parola, ovviamente, per i morti in mare di questi giorni, per le migliaia e migliaia di vittime delle politiche anti-immigrazione di questo governo e di quelli precendenti.
Amico intimo di Renzo Bossi, Fabio Betti è l’ultima frontiera dell'”uomo nuovo” della distopia totalitaria leghista. La coscienza dell’ingiustizia gli scivola addosso senza lasciare tracce, la capacità di sentire su di sé le sofferenze altrui – da alcuni chiamata com-passione – è un ricordo lontano. Ma non solo: i sentimenti più odiosi e meschini non li individua come tali, non sente il bisogno di nascosconderli o per lo meno di giustificarli ideologicamente, li vive al contrario come la più placida delle normalità. Ha reso antiquata, insomma, anche l’ultima delle prerogative che un tempo erano proprie degli umani: l’ipocrisia. Guardandolo in volto, ed ascoltando le sue parole, pensiamo alla Jugoslavia del 1991 e contiamo il tempo che manca.