Moussa

Moussa vuole tornarsene a casa sua, vuole essere espulso. Suo padre è morto e sua madre lo sta aspettando. L’ha pure spiegato al Giudice di Pace, il primo giorno, si è pure fatto spedire il passaporto da suo fratello. Eppure sono due mesi che è recluso dentro al Cie di Ponte Galeria, e questa mattina gli hanno spiegato che dovrà farsene altri due: qualcuno gli ha detto questa proroga serve per “controllare il passaporto” e altri invece che non si trovano posti sugli aerei. Sta di fatto che, se Cie e pacchetti sicurezza non esistessero, se ne sarebbe già andato con le sue gambe – da uomo libero, appunto. Da oggi ha iniziato uno sciopero della fame e della sete dentro alla gabbia di Ponte Galeria dove non ci sono neanche gli specchi per guardarsi in faccia ed è una conquista anche il tagliarsi le unghie.

Ascolta l’appello di Moussa:

[audio:https://macerie.org/wp-content/uploads/2009/08/sciopero-sete-e-fame-ponte-galeria-29-agosto.mp3]

(Una storia simile, ma da Corso Brunelleschi, ve la avevamo raccontata già una decina di giorni fa. Il solo fatto di averla resa pubblica dopo che il suo protagonista aveva tentato il suicidio dietro le sbarre ha fatto risvegliare gli imbarazzati carcerieri e ora Ahmed è in Tunisia, proprio come chiedeva.)