«Centro clandestini in Veneto ma Roma non imporrà il sito»

Belluno, 17 aprile 2010 Prima la commozione, nella giornata del ricordo per le vittime del Falco, poi l’immigrazione, ovvero la creazione di un Cie (Centro di identificazione ed espulsione dei clandestini) in Veneto. Il ministro dell’Interno, il leghista Roberto Maroni, assicura che presto verrà presa una decisione sul sito,ma nel contempo fa sapere che un Cie, in Veneto, ci sarà sicuramente. «Abbiamo un programma – spiega – per realizzarne uno in tutte le regioni dove attualmente non esiste e qualche verifica l’abbiamo pure fatta. Ma prima di comunicare con certezza i nomi dei luoghi destinati a ospitare i centri voglio aspettare che si insedino tutti i governatori per decidere assieme a loro e agli altri enti interessati. Garantisco che non sarà una decisione presa da Roma».
Via al federalismo, dunque, almeno sul tema dell’immigrazione e della sicurezza, due cavalli di battaglia su cui la Lega ha costruito il suo consenso. «Questo è sicuramente – annuisce Maroni – un metodo federalista, dato che presuppone condivisione delle decisioni e delle scelte. Avere un centro per l’identificazione e l’espulsione significa garantire maggiore sicurezza. Lo sa la gente cosa succede oggi in Veneto se viene fermato un clandestino? Lo mandano a Gorizia, o a Milano o a Bologna… masolo se c’è posto. Altrimenti, e questo credo sia proprio ciò che non vuole la gente veneta, se non c’è posto viene rimesso in libertà». In Veneto, come si sa, sono due le province che hanno le caratteristiche per ospitare il Cie: Verona e Venezia. Proprio ieri i sindaci del capoluogo scaligero e lagunare hanno espresso apertamente le rispettive posizioni. E se per il leghista Flavio Tosi, da sempre in grande sintonia con il ministro Maroni, non c’è alcuna difficoltà ad ospitare sul territorio scaligero il Centro, lo stesso non si può certo dire per il nuovo primo cittadino di Venezia, l’avvocato Giorgio Orsoni, espressione del centrosinistra.
Il quale, al «Corriere del Veneto», ha detto chiaramente che «va sottolineato, a prescindere dal sito prescelto, il dubbio sull’opportunità di realizzare i Cie a Venezia », lasciando intendere che nella capoluogo regionale sarebbe meglio smettere di cercare spazi idonei. A stretto giro di posta è arrivata la replica del ministro: «Il primo cittadino veneziano – dice – è un altro che ha la sindrome di Nimby, cioè va bene ma non a casa mia». E poi, subito dopo, ha specificato: «E poi, Venezia avrebbe potuto alzare il telefono e informarsi, evitando così inutili polemiche. Perché di certo, per quel che riguarda i siti, ribadisco che non c’è nulla». Tesi, quest’ultima, supportata anche dalle dichiarazioni del neo governatore Luca Zaia. «Con Maroni – dice – ci vedremo presto per risolvere questo problema. Il Cie in Veneto è una necessità e io sono convinto che ci aiuterà a controllare meglio il fenomeno dell’immigrazione. Basta con gli stranieri espulsi, con tanto di foglio di via in mano, che circolano liberamente nelle nostre città. Posso garantire che non esiste ancora un decisione sul sito prescelto, ma quello che si può aggiungere è che si troverà vicino a qualche aeroporto, non in aree già occupate ma nel contesto di situazioni gestibilissime. E, soprattutto, non saranno realtà in autogestione».
L’impressione è che, vista anche la ritrosia di Venezia (solo la presidente della Provincia, la leghista Francesca Zaccariotto, si è detta disponibile al dialogo) si vada verso una scelta che ricadrà sul Veronese. Con grande soddisfazione del sindaco Tosi, grande sponsor dell’iniziativa anche se dovesse concretizzarsi al di fuori delle mura comunali di sua competenza (si parla, infatti, di Villafranca, Bovolone e Sanguinetto). Sarebbe di sicuro la soluzione più indolore.

(Corriere del Veneto)