Gradisca, a pezzi
«Ci vorrà oltre un milione di euro per riparare i danni alla struttura del Centro identificazione ed espulsione (Cie) causati dai sempre più frequenti atti di violenza, risse e evasione verificatesi in quest’ultimo anno, in alcuni casi con successo. Lo ha dichiarato il questore Antonio Tozzi durante la presentazione della Festa della Polizia, che ha anche preannunciato la possibile chiusura del centro durante i lavori di sistemazione.
“Il progetto per l’intervento – ha dichiarato Tozzi – c’è già e a giorni il Dipartimento centrale in accordo con la Prefettura di Gorizia avvierà l’iter per la gara europea d’appalto dei lavori la cui durata sarà definita entro l’estate. Potendo procedere per lotti il centro non verrà chiuso e solo una parte dei detenuti sarà certamente trasferita. Ma – conclude Tozzi – si potrebbe rendere necessaria anche la chiusura totale durante il cantiere”. Il piano d’intervento prevede opere sia edili e strutturali, necessarie per riparare i danni causati durante i disordini scoppiati nel centro, sia l’installazione di sofisticate apparecchiature elettroniche con il potenziamento della sorveglianza con telecamere. I danni maggiori sono stati provocati in due occasioni quando un folto gruppo di extracomunitari nel dicembre del 2008 tentarono più volte di fuggire e nell’agosto dello scorso anno quando, durante una sommossa completarono i danneggiamenti dei sistemi di sorveglianza. Il questore, però, garantisce che anche così il Cie è abbastanza sicuro. “Le carenze delle difese passive vengono coperte dalla maggiore presenza e impegno nella sorveglianza garantita dal personale delle forze dell’ordine – ha sottolineato Tozzi -. Al momento sono 170 i detenuti ospitati al Cie su una capacità di 240. Molti di loro hanno alle spalle l’esperienza del carcere per reati diversi. Sono per la maggior parte nord e centro africani, tunisini e magrebini, etnie con una forte conflittualità ancestrale. In alcuni casi – precisa il dottor Tozzi – vi sono anche problemi di dipendenza da droghe. La tensione fra gruppi è alta anche causa dalla mancanza di speranza di poter restare in Italia e di essere destinati all’espulsione. Negli ultimi tempi inoltre si sono registrati casi di autolesionismo. Fatti che accadono più spesso dopo pochi giorni dall’arrivo”, aggiunge Tozzi. Ferite da lametta sulle braccia, cucitura delle labbra, ingerimento di oggetti sono funzionali ad essere ricoverati nelle strutture sanitarie cittadine, sia per uscire dal centro, sperando in condizioni più agevoli di vita, sia per conquistare una sorta di leadership nei confronti degli altri detenuti. Non sono comunque segnalati atti di vessazione da parte del personale. “La situazione – conclude il questore di Gorizia – è sotto controllo e l’organico è sufficiente a garantire la sicurezza”. Apprensione per le ricadute sul tessuto sociale della presenza del Cie a Gradisca è stata ripetutamente manifestata dalla popolazione e dalle forze politiche. In particolare l’amministrazione comunale, dando una prima risposta alla città, ha avviato, con fondi regionali per la sicurezza, interventi di potenziamento dell’illuminazione pubblica nella zona.»
Da “Il piccolo” del 14 maggio 2010