Minorenni, missionari, antirazzisti e democritici

Napoli, 20 maggio 2010Diciotto antirazzisti napoletani hanno ricevuto un avviso di garanzia per «adunata sediziosa» e «resistenza aggravata», articoli 655, 337 e 339 del codice penale. Le denunce sono state emesse per le contestazioni avvenute nel quartiere Gianturco di Napoli a seguito dell’irregolare trasferimento al Cie di Brindisi attuato dalla Polizia per alcuni migranti minorenni presenti tra i 9 richiedenti asilo trovati sul mercantile “Vera D” nell’aprile scorso. Quella sera una cinquantina di persone, tra cui il comboniano Alex Zanotelli, si riunirono all’esterno dell’ufficio stranieri con l’intenzione di impedire l’uscita della volanti con dentro i migranti.
Gli antirazzisti sorridono all’accusa di “adunata sediziosa”, «ma dove l’hanno ripescata?», si domandano. In un comunicato gli attivisti spiegano di essere stati denunciati per aver « “ostacolato” la deportazione nel CIE di Brindisi dei profughi bambini e di aver preso manganellate senza (evidentemente) autorizzazione». Nella ricostruzione del movimento si spiega che: «dopo le lunghe giornate di mobilitazione per veder finalmente riconosciuto il diritto a far richiesta d’asilo dei nove profughi confinati sulla nave Vera D, arrivò la decisione di deportare comunque i richiedenti asilo nel CIE». La Rete respinge le accusa e spiega che palesi e gravi irregolarità sono state caso mai compiute dalle forze dell’ordine: «In prima battuta la polizia di frontiera, quando la vicenda non è ancora pubblica, notifica il decreto di respingimento ai nove profughi, malgrado sei avessero dichiarato la minore età e senza effettuare alcun esame medico. Un provvedimento illegittimo, illuminante sulle procedure che in questi casi violano sistematicamente il diritto d’asilo e la tutela dei minori. Quando si solleva il polverone i ragazzi sono portati a fare i discutibilissimi esami biometrici all’ospedale Santobono, che è messo quindi nelle condizioni di dover accreditare una verità già scritta o certificare un’iniziativa illegittima della polizia. Quando infine a gestire i rifugiati sarà l’ufficio stranieri di Napoli, il dirigente Battista preferirà eseguire la deportazione malgrado gli stessi esami, come è stato possibile appurare con l’ospedale, ipotizzano un età di circa 18 anni e siano quindi compatibili con il dubbio di minore età. Una nuova decisione illegale per rispettare gli input ideologici che arrivavano dal ministero dell’Interno e malgrado era evidente che ci si trovava di fronte a dei ragazzini! Ma magari il dottor Battista, per amore di giustizia, si autodenuncerà per mancato rispetto del diritto dei minori».
Solidarietà alla Rete antirazzista è pervenuta dal consigliere regionale Corrado Gabriele: «L’antirazzismo non può essere definito come reato, e mi dichiaro convinto che in sede dibattimentale gli attivisti coinvolti sapranno dimostrare la loro totale estraneità alle accuse»: e dal consigliere comunale Francesco Nicodemo: «È francamente difficile comprendere come gli attivisti che tentarono di non far compiere un errore grave alla Questura di Napoli oggi vengano denunciati per l’obsoleto reato di “adunata sediziosa”», dichiara il consigliere al Comune di Napoli (Pd) Francesco Nicodemo. «Gli attivisti denunciarono, come poi confermato da un giudice di pace, la presenza di minorenni fra i 9 migranti della Vera D. Il Comune di Napoli e le cooperative sociali incaricate diedero disponibilità di prendere in affidamento i minori, come previsto dalla leggi in vigore. La forzatura del trasferimento voluta probabilmente dal Viminale (questo sì non consentito dalle leggi sulla tutela dei minori) risultò poco comprensibile a tutti: sindacato, amministrazione e associazioni antirazziste. Già alla luce di quella sventurata vicenda oggi risulta difficile capire come possa essere così pretestuosamente colpita la coscienza civica della nostra comunità cittadina», conclude Nicodemo.
La nave liberiana «vera D» attraccò al porto di Napoli il 12 aprile scorso. L’imbarcazione venne bloccata in quanto al suo interno vennero scoperti nove migranti di origine nigeriana e ghanese, cinque dei quali affermavano di essere minorenni. La Questura di Napolichiese il respingimento (vietato per i minorenni) sotto fortissima pressione del Viminale mentre gli stranieri manifestavano la volontà di richiedere asilo politico. In solidarietà dei migranti, affinché non avvenisse un respingimento coatto in barba al diritto internazionale in materia di asilo politico si mobilitarono movimenti e sindacato. I minorenni vennero sottoposti agli esami biometrici dai medici del Santobono che affermarono che i giovani avrebbero avuto all’incirca 18 anni. L’esame biometrico ha un margine e questo, da parte della Questura, fu interpretato naturalmente per difetto. Il Comune di Napoli manifestò l’intenzione di accogliere i ragazzi ritenuti minorenni in strutture appartenenti a cooperative sociali adatte all’affidamento. Vennero avviate le procedure per lo “Sprar” (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati). La trattativa sui migranti da nave mercantile si trasferì a terra, prima volta in Europa a detta del sindacato internazionale dei marittimi. Fu allora che avvennero le cariche della polizia mentre, nella notte del 14, gli attivisti provarono a impedire l’uscita delle auto della polizia che intendeva tradurre tutti i migranti, minorenni compresi al Cie di Brindisi. In Puglia avvenne l’ultimo colpo di scena che smentì la regolarità della procedura eseguita dalla Questura: nell’udienza di convalida della richiesta di respingimento, il giudice di pace, Mario Gatti, riconobbe come «presunti minorenni» sei immigrati e li liberò. Il padre comboniano Alex Zanotelli dichiarò all’ ami come i dirigenti della Questura ammisero la possibilità che tra i 9 migranti ci fossero minorenni.

(ami)